Se già da anni molti esperti si aspettavano un calo nella domanda di petrolio dovuta ai cambiamenti dei consumatori più attenti al green, nessuno avrebbe potuto prevedere cos’è successo il 20 Aprile 2020.
Il WTI ( West Texas Intermediate) ha toccato un minimo storico, forse parlare di minimo sarebbe anche errato. Il prezzo è diventato negativo per la prima volta nella storia: la domanda più lecita che si potrebbe fare sarebbe: cos’è il WTI? Perché ci interessa così tanto?
Tecnicamente parlando, il WTI è il prezzo di un futures sul petrolio: un contratto che, se acquistato oggi, obbliga l’acquirente a comprare una determinata quantità di petrolio in un data futura. Le implicazioni di un prezzo negativo per un futures sul petrolio sono molte, ma se dovessimo riassumere la situazione con una frase, probabilmente sarebbe la seguente: “Oggi verresti pagato perché tu riceva del petrolio ad una certa data nel futuro”. Normalmente i prezzi dei futures sono positivi: qualcuno paga per avere il diritto di comprare un bene ad una data prestabilita all’inizio del contratto; ci sono vari vantaggi nel fare questo ma non staremo ad elencarli qui. Cosa ha determinato dunque un calo così drastico del petrolio? Ci sono molti fattori da tenere in considerazione: prima di tutto la situazione di completo lockdown causata da COVID-19. Azzerando completamente la necessità di spostamento di gran parte della popolazione si è azzerata anche la domanda per il petrolio. Molte compagnie che sovente utilizzano petrolio come fonte primaria per il loro fatturato hanno smesso di richiederne in quanto non in grado di muovere macchinari o persone come farebbero normalmente. Ovviamente la mancata domanda risale la catena produttiva fino alle raffinerie, che hanno ridotto se non azzerato gli acquisti di petrolio grezzo. E se non ci sono acquirenti, l’equilibrio di domanda e offerta è destinato a cambiare facendo calare i prezzi.

Tuttavia non è solamente una domanda azzerata l’unica causa di un prezzo negativo, forse non è nemmeno la principale. Di fatto, molti produttori di petrolio (USA in primis, ma anche altre parti del mondo sono prese in causa) stanno finendo lo spazio disponibile per stoccare i barili di oro nero. Per esempio, in India i produttori di greggio hanno occupato quasi il 95% dello spazio disponibile per immagazzinare petrolio. E quando finirà lo spazio? Alla scadenza del contratto, chi aveva comprato un futures riceverà fisicamente del petrolio in barili. Generalmente solo chi usa in maniera diretta il greggio ha dello spazio per immagazzinare le botti, tutti gli altri compratori pagano i produttori per mantenere nei loro magazzini le partite di petrolio, che poi vengono utilizzate o rivendute qualora fosse necessario per la propria attività. Ma qualora non ci dovesse essere spazio il produttore sarebbe costretto a consegnare la merce. Che implicazioni ci sono? Qui aiuta molto l’immaginazione: vi si presenta alla porta di casa un fattorino chiedendovi dove potrebbe scaricare i vostri 1000 barili di petrolio acquistati sul mercato. Ovviamente la situazione non è delle più piacevoli: dovreste trovare (e pagare) lo spazio per immagazzinare quelle botti, senza sapere perlopiù quando le potrete vendere date le circostanze dell’economia globale rallentata da un virus senza precedenti. Quando i trader hanno realizzato che i produttori avrebbero finito lo spazio a breve si è scatenata la corsa alla vendita: tutto pur di non vedersi realizzata la situazione descritta sopra. Ecco dunque come alcuni sono stati disposti a pagare per vendere petrolio a qualcun altro, ecco spiegati i prezzi negativi. E i produttori? Dal canto loro la produzione di petrolio è stata rallentata ma non azzerata completamente, probabilmente a causa dei costi per far ripartire i lavori e in alcuni casi anche a causa di pressioni politiche. Questo ha portato ad una depressione ulteriore dei prezzi del petrolio in quanto lo spazio per l’immagazzinaggio continua a dimiuire.
Anche se temporaneo (ad oggi il petrolio ha un prezzo che fluttua attorno ai $24 barile), il tour nel reame dei prezzi negativi ha fatto riflettere molto, in particolare tutte quelle nazioni la cui sopravvivenza economica dipende dal prezzo del greggio. Un esempio? Dopo il crollo dei prezzi la Nigeria ha dovuto chiedere un prestito di emergenza di $7 miliardi per soddisfare altri pagamenti e l’Iraq non si più permettere di pagare milioni di lavoratori.
Se per molte nazioni ci sono state delle conseguenze importanti dal crollo dei prezzi, per noi cosa significa? Per il momento possiamo già osservare dei prezzi minori per benzina e altri derivati del petrolio. Tuttavia non è facile capire quali saranno le conseguenze nel lungo periodo di un prezzo eccessivamente basso del petrolio. Il prezzo tornerà a salire a causa di una drastica riduzione della sua produzione? Molte compagnie petrolifere saranno costrette a licenziare lavoratori o a chiudere le serrande del tutto? Oppure il prezzo rimarrà ai livelli correnti, favorendo il suo utilizzo da parte dei consumatori e rallentando lo sviluppo di tecnologie per l’energia rinnovabile? Non ci resta che osservare.
Fasolo Alberto