Continuando la nostra rubrica per capire cosa stia accadendo nel mondo dall’inizio della sfida Covid, oggi intervistiamo Benedetta Piva, Senior In-Stock manager di Amazon US a Seattle, che ci parlerà di come IL gigante dell’e-commerce sta riuscendo ad affrontare questa sfida epocale. Nonostante l’imposizione del lockdown possa sicuramente aver avvantaggiato questo modello di business, molte sono le incognite da affrontare per garantire il flusso dei prodotti dal produttore al consumatore.
Di cosa ti occupi attualmente in Amazon? E da dove questa scelta di trasferirti dall’altra parte del mondo per lavorare nell’azienda “con il sorriso nella scatola”?
Mi trovo nel reparto e-commerce, in particolare nella categoria “Home & Kitchen”. Davvero molto ampia, parte all’interno di un team di circa 10 persone, mi occupo di supervisionare la end-to-end supply chain, dall’invio degli ordini ai fornitori (ovvero, le aziende che vendono su Amazon) alla consegna degli ordini ai clienti finali, inclusa la reverse supply chain (ovvero, la gestione dei resi). Il nostro obiettivo a livello US ma anche a livello globale è quello di riuscire a consegnare il prodotto entro 24 ore dall’ordine del prodotto. In generale, il ruolo dell’In-Stock Manager è quello di migliorare l’efficienza della supply chain. Tuttavia, seguo anche una serie di progetti interni tra i quali uno al quale tengo molto, denominato Shipping In Own Container – SIOC. Per il dipartimento Home and Kitchen, si tratta di ridurre l’uso di imballaggi tramite l’eliminazione di parte dell’imballaggio da parte del produttore, ricevendo direttamente dal produttore un prodotto imballato con una scatola pronta alla consegna.
L’idea di trasferirsi dall’altra parte del mondo era in realtà qualcosa alla quale pensavo già da un po’. Dopo una lunga esperienza in finance in Italia per OTB, ho deciso di perseguire il mio percorso con un MBA, consapevole che avrebbe davvero dato una spinta immensa alla mia carriera professionale.
Tutti escono acciaccati da questa crisi, tutti tranne Amazon. Come descriveresti in poche parole un successo così travolgente, capace di resistere nonostante tutto ad un impatto così forte sul piano dei consumi? Come ci si è dovuti adattare nel gestire un sistema di logistica così complicato in un mondo colpito da una pandemia?
Direi 2 parole: Customer Obsession. Sentita moltissimo da tutti qui in Amazon, si cerca in ogni modo di migliorare l’esperienza per il consumatore, ampliando l’offerta, l’esperienza e il value for money. In generale in un periodo di pandemia globale ci si trova in una posizione di vantaggio rispetto al classico retail negli store fisici, ma anche un colosso della logistica come noi ha subito un grosso impatto. La distruption della supply chain è stata notevole. Fatte salve le private label di Amazon, come ad esempio AmazonBasics, che vengono prodotte direttamente da Amazon, un grosso problema è stato generato dall’approvvigionamento di prodotti direttamente dalle aziende che vendono i loro prodotti sulla nostra piattaforma e-commerce. Queste aziende hanno difficoltà a livello operativo (produzione e logistica) che impediscono loro di confermare i nostri ordini. Questo porta Amazon a dover far affidamento sui pochi ordini confermati e sulle scorte disponibili al momento nei nostri centri di distribuzione, nei quali molte categorie di prodotto stanno andando velocemente sotto la soglia di sicurezza, se non sono già esaurite del tutto. Un grosso impatto anche sulla tipologia di prodotti richiesti: un vero e proprio boom ad esempio nelle macchine da cucire per realizzare le mascherine, il quale ha azzerato le scorte di magazzino in tempi brevissimi. Una sfida continua da affrontare giorno per giorno, in un mondo che cambia ad una velocità stratosferica.
Un momento un po’ delicato per gli Stati Uniti. Coronavirus, manifestazioni e ondate di licenziamenti. Come si sta affrontando la situazione al momento in una fase così delicata in un gruppo internazionale come Amazon?
Da sempre Amazon si ritrova in una posizione più agevole in ambienti dinamici e in continuo cambiamento. Qui negli Stati Uniti la situazione è di circa un mese di delay rispetto alla situazione europea sul piano Covid, e da inizio marzo si è iniziato da subito a lavorare da casa. Per il mio lavoro in particolare, mi basta un PC per essere produttiva come in ufficio. La politica aziendale al momento è quello di continuare a lavorare da casa almeno fino ad ottobre ed in ogni caso la transizione a questa nuova modalità di lavoro così rapida è stata in realtà ben gestita. In generale, tutti i grandi player del tech hanno optato per politiche simili, salvo forse Microsoft sempre qui a Seattle dove invece si punta ad un rientro in ufficio il prima possibile. In generale si lavora di più, ma sono stati introdotti nuove idee come il No-Meeting Friday per dare modo di recuperare il lavoro arretrato il venerdì senza dover lavorare anche durante il weekend.
Qualche consiglio a chi sogna a stelle e strisce per il proprio futuro? Come raggiungere un grande gruppo come Amazon in una situazione così delicata?
Planning è la parola chiave. In generale per tutta la carriera, pianificare almeno 3-5 anni in avanti rispetto al momento, in modo da sapere quale direzione conviene seguire. Una cosa molto difficile da fare, ma forse l’unico modo che dia la possibilità di effettivamente perseguire obiettivi ambiziosi che richiedono preparazione e costanza. Il primo passo è verso la consapevolezza di ciò che si vuole in modo da spingersi nella direzione giusta.
Matteo Mamprin e Martina Carraro