
A distanza di qualche ora si sono tenute, tra il 15 e il 16 dicembre, le conferenze stampa dei vertici della BCE e della Fed, con al centro della rassegna le future politiche monetarie che Unione Europea e Stati Uniti hanno intenzione di adottare nel 2022. Da quanto emerso, si può già intendere come Christine Lagarde Jerome Powell abbiano elaborato due piani d’azione completamente differenti, complici le situazioni economiche, inflazionistiche e pandemiche non affini tra Europa e USA. Di che cosa si tratta, però, nel concreto? Che cosa ha spinto la Banca Centrale ad abbandonare una linea fino ad ora comune e condivisa con la Federal Reserve?
ABBANDONO GRADUALE DI PEPP, APP E TAPERING: IL PIANO DELLA BCE
Come detto precedentemente, Fed e BCE hanno optato per proseguire su strade diverse dal 2022 per garantire la ripresa economica. La leader della Banca Centrale ha affermato che il Programma di Acquisto di Emergenza Pandemica (PEPP) si concluderà a marzo, come già stabilito in precedenza. Tuttavia, per evitare che l’acquisto di obbligazioni subisca un brusco calo come conseguenza dell’abbandono del PEPP, la BCE provvederà ad un ridimensionamento dell’Asset Purchase Programm (APP). Ci si aspetta un unico aumento del quantitative easing, pari a 40 miliardi di euro al mese, previsto per l’inizio del secondo trimestre. Tale cifra verrà ridotta nel terzo trimestre a 30 miliardi al mese e, all’inizio di ottobre, dovrebbe essere ridimensionata ai 20 miliardi mensili che caratterizzano gli attuali acquisti effettuati tramite il quantitative easing. Più nello specifico, nel 2022 i soli acquisti QE ammonteranno a 330 miliardi (90 in più rispetto al 2021), a cui si aggiungeranno i 150 miliardi provenienti dal PEPP, per un totale di 480 miliardi di euro, ossia 630 in meno rispetto a quest’anno. La volontà della BCE, infatti, è assicurarsi che la ripresa economica possa avvenire con un ridimensionamento costante del ruolo che la medesima ha avuto negli ultimi due anni di pandemia. Nonostante ciò, essa cercherà comunque di mantenere un certo livello di flessibilità per evitare possibili crisi economiche future, dovute agli sviluppi del virus. A tal proposito, la stessa Lagarde ha rassicurato i governi dell’Eurozona riguardo la nuova variante Omicron, sostenendo che i mercati hanno reagito in maniera meno negativa rispetto alle aspettative. Attualmente il board della Banca Centrale ha stimato che la ripresa sarà probabilmente del 4,2% nel 2022 con i livelli pandemici odierni e, nel caso in cui si dovessero reintrodurre importanti restrizioni per contenere i contagi, verrebbero riprese temporaneamente le politiche monetarie adottate durante la pandemia.
Nell’ultima parte della conferenza, la Presidente della BCE si è focalizzata sull’aumento dell’inflazione (circa il 2%), le cui cause sono anche connesse alla crisi energetica e, pertanto, si prevede che possa trattarsi di un fenomeno temporaneo, con i prezzi destinati ad abbassarsi qualora aumentassero le materie prime. Infine, l’intervistata ha specificato che i tassi di interesse molto improbabilmente dovrebbero aumentare nel corso del prossimo anno.
TAPERING, INFLAZIONE, RIALZO DEI TASSI DI INTERESSI: LA DECISIONE DELLA FED
Sebbene da entrambe le conferenze sia emersa la volontà di cessare le politiche economiche straordinarie adottate a causa della pandemia, le decisioni di Lagarde e Powell differiscono drasticamente per l’approccio adottato e il contesto economico-pandemico. Rispetto a quanto affermato nel paragrafo precedente, dove traspariva una certa cautela da parte della BCE, Powell ha comunicato che gli Stati Uniti saranno costretti ad un rapido cambio di rotta. L’inflazione strutturale del 6,8% ha costretto il board della Fed a raddoppiare i tempi per giungere all’abbandono definitivo del tapering, previsto per marzo 2022. Più nello specifico, l’abbandono del tapering prevede di ridurre gli acquisti di asset a 30 miliardi mensili (rispetto ai 15 attuali). Ciò garantirebbe alla Federal Reserve di poter godere di maggiore flessibilità sui tassi di interesse, i quali potrebbero subire tre rialzi dello 0,25% nel corso del prossimo anno e altrettanti nel 2023.
SCELTE DIVERSE MA OBIETTIVI COMUNI?
È lampante la differenza tra la strategia intrapresa dalla BCE e quella dalla Fed. Lo sono anche le situazioni in cui si trovano rispettivamente UE e Stati Uniti e le valutazioni compiute dai board delle due Banche Centrali. Se da parte dell’Eurotower l’inflazione viene considerata temporanea, tendendo alla cautela e ad un decentramento graduale, Washington, invece, considera il fenomeno strutturale. Il centro delle politiche monetarie statunitensi verte, quindi, sulla cessazione delle misure adottate durante la pandemia entro il primo trimestre. In ogni caso, sembra palese come l’obiettivo perseguito da Lagarde e Powell sia lo stesso, ossia favorire la ripresa e normalizzare nuovamente l’economia, seppur non con gli stessi ritmi.
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