
Rick Schoeb è stato trader per molti anni a JP Morgan a New York, Londra, Hong Kong e altre città. Dopo una brillante carriera, adesso gestisce un piccolo Hedge Fund ed insegna ad Aix-Marseille University. Ho avuto la possibilità e l’onore di intervistarlo nel centro di Aix-en-Provence, in cours Mirabeau, uno dei luoghi più spettacolari del centro storico.
Q: Qual è stata la sua carriera accademica?
A: La mia prima laurea è stata in letteratura e lingua Inglese, mentre la magistrale è stata in Finanza. Quando realizzai come i miei insegnanti non prendessero un buon stipendio decisi di applicare per una business school in Economia Finanziaria. Al suo tempo non sapevo nulla di finanza, banche, derivati e altre cose.
Q: Ma allora, vista l’esperienza, com’è diventato un trader?
A: Dopo alcuni anni passati a fare dei lavori saltuariamente come analista, alcuni dei miei clienti consigliarono a JP Morgan di assumermi. Fino a quel momento avevo cercato diverse volte di farmi assumere, ma invano. Dopo la buona parola dei miei clienti però, mi assunsero. Da quel momento capii che i clienti e i contatti contano moltissimo nel mondo del lavoro. All’inizio della mia carriera in JP lavorai in back office facendo comunicare vari desk, tra cui quello trading. È stato così che scoprii cosa fosse il trading. Dopo un po’ si aprirono delle posizioni nella divisione trading e io presi la palla al balzo.
Q: Dunque, da quando si potrebbe dire che è un “trader di professione”?
A: Diciamo che ho cominciato a prendere rischi dal 2004, prima mi sono occupato di analisi e consulenza
Q: Spesso mi ha riferito di quanto fosse elevato il VaR* del portafoglio, 1 milione di dollari o forse più. Immagino dunque il portafoglio fosse gigantesco… cosa si prova a gestire così tanti milioni di dollari per la prima volta?
A: Bhe, non cominci immediatamente a maneggiare così tanti soldi. Devi prendere confidenza prima, fare un sacco di analisi, capire come reagisci allo stress. Ricordo ancora che quando cominciai ebbi mal di testa, cervicali, schiena… ero pieno di dolori da quanto teso ero durante la giornata. Dormivo male la notte. Non era divertente. Poi cominciai a rilassarvi, ad avere un po’ di successo in quello che stavo facendo… pian piano capii come gestire lo stress. Capii che era divertente, avevo responsabilità ma allo stesso tempo ero libero di prendere delle decisioni.
*Il VaR, Value at Risk, è una comune misura di rischio adottata nel mondo della finanza. Sotto una serie di assunzioni, permette di stimare quanto il proprio portafoglio possa potenzialmente perdere in un determinato arco di tempo (ad esempio 1 giorno) in caso di eventi estremi. Generalmente questa misura di rischio è molto importante e non rispettarne i limiti porta ad un licenziamento molto veloce.

Q: era comune che mantenesse posizioni per più di un giorno? Cosa si provava?
A: Generalmente mi occupavo di posizioni che duravano tra l’uno e i tre mesi. In aggiunta due brokers erano autorizzati a chiamarmi sul telefono in ogni momento: giorno o notte non aveva importanza; bastava un qualsiasi movimento sospetto nel mercato e via, mi chiamavano. Anche tre volte ogni notte. Mi alzavo, prendevo delle decisioni rispetto ad alcuni milioni di dollari, poi tornavo a dormire. Dopo due-tre ore mi richiamavano di nuovo… prendevo delle decisioni e andavo a dormire di nuovo. Effettivamente mia moglie non era molto contenta…. Prova ad immaginare… haha!
Q: Spesso si sentono voci di corridio di quanto in questo settore (come in quello finanziario in generale) molte persone abusino di droghe per reggere allo stress o alla stanchezza. È vero?
A: Sinceramente non mi è mai capitato di fare nottate o dormite in ufficio, se non qualche sporadica eccezione. Non ho conosciuto nemmeno miei colleghi che facessero uso di droghe o facessero degli orari improponibili.
Q: In generale, quali sono a suo parere i pro di questo lavoro?
A: Indubbiamente la libertà intellettuale. Questo lavoro è stupendo sotto questo punto di vista: posso guardare ed informarmi su quello che voglio, quando voglio. Non è decisamente facile, ma è sicuramente stimolante e mai noioso.
Q: Quali sono i contro di questo lavoro?
A: È impossibile conoscere così tante cose contemporaneamente, di conseguenza devi essere disposto ad accettare e conoscere le cose che non sai. È meglio essere intellettualmente onesti con sé stessi; per esempio: un giorno stavo investendo in una compagnia che si occupava di smaltimento rifiuti. Facevo trading su quella compagnia da 15 anni e la conoscevo molto bene. Un giorno vidi che il prezzo era salito tantissimo, così stavo ponderando se acquistarla o meno. Il problema era che il ticker (il codice identificativo di una compagnia in un mercato regolamentato) della compagnia era sbagliato! Stavo per buttare dei soldi al vento per un errore minuscolo. Uno dei problemi maggiori che ebbi all’inizio di questo lavoro era che la mia testa era sempre occupata a pensare. Pensavo talmente tanto che cominciai a bere delle birre ogni sera per smettere di pensare. Quando mia moglie me lo fece notare cercai di smettere. Da quel momento ho scoperto che allenarsi e mantenersi attivi è un ottima alternativa all’alcool: consiglio caldamente!
Q: Tuttavia sappiamo che ha fatto anche carriera: com’è diventato manager di un trading floor composto da 400 persone?
A: Alcune volte organizzazioni come JP prendono dei dipendenti e chiedono loro di gestire e assumere un team di studenti. Se questi dimostrano di essere dei buoni manager, è possibile fare lo scatto da studenti a trader. Certo, la differenza è notevole, soprattutto perché i trader hanno un ego smisurato e prendono del rischio. L’ego è la parte più rischiosa di tutto: ti fa credere di poter sempre vincere, ma allo stesso tempo potrebbe farti fermare su una posizione perdente.
Q: Poi? Perché ad un certo punto ha smesso?
A: Generalmente io credo che sia sempre bene avere un mentore, un tutor. Qualcuno che ti insegni ad essere migliore e ti insegni cose che non sai. All’inizio ero così: aiutavo i miei trader, facevamo delle risate, mi aiutavano. Tuttavia essere il capo è estremamente difficile: devi tenere conto del rischio di tutti, andare ad indagare, scavare nei dati. Dopo sette anni mi trovai cambiato, ero nervoso e urlavo dietro alla gente. Persino i miei colleghi più datati, con i quali avevo avuto delle relazioni di amicizia, cominciarono a lamentarsi di quanto fossi cambiato e di come non fosse più divertente. A quel punto capii che era tempo di fermarsi.
Q: Nonostante tutto, ci saranno stati dei momenti felici durante questi anni: qual è stata la cosa più divertente che le sia successa sul posto di lavoro?
A: Bhe, diciamo che ora come ora è difficile scegliere, ce ne sono così tante haha! Cercavamo di ridere ogni giorno. Probabilmente i ricordi migliori erano le settimane bianche aziendali: ricordo ancora la routine: mangia e scia, ripeti tutto il giorno!
Q: Ovviamente come ci sono stati degli alti, ci devono essere stati anche dei bassi: qual è stata la cosa peggiore che le sia capitata?
A: Probabilmente quando cominciarono ad esplodere le prime bombe a Londra nel 2005. Ero trader dal 2004 ed era la prima volta che mi capitava di essere coinvolto in un evento di questo genere mentre ero nel mercato. Nel 2001 quando attaccarono le torri Gemelle io non ero trader, dunque per me quella fu la prima situazione di panico di mercato a cui assistevo di persona. Il mercato cominciò a collassare in quanto nessuno era sicuro di cosa stesse succedendo, su che scala etc… quando divenne chiaro che fosse solamente Londra il mercato rimbalzò in alto. Un altro esempio è stato nel 2009, quando ci fu lo tsunami a Tokyo e Fukushima. In quel momento ero veramente nervoso: i miei trader si trovavano a Tokio e mi chiamavano in continuazione perché nel panico e non sapevano cosa fare.

Q: Ormai stiamo per arrivare alla fine di questa intervista: consiglierebbe a qualcuno di intraprendere questa carriera?
A: Assolutamente sì! Ho amato questa carriera. Molti pensano che essere trader sia un lavoro illustre: sei tu quello che fa i milioni per le grandi aziende. Effettivamente è un lavoro prestigioso, ma devi sapere per quanti anni intendi farlo: io sono stato un trader serio per 15 anni, non puoi farlo per 30, 40 anni: troppo difficile! Io cominciai a 38 anni ed ero già vecchio: molti cominciano a 23/24. Però per me è stato più semplice perché ero più maturo, avevo più esperienza.
Q: Che caratteristiche pensa siano necessarie per essere trader?
A: Direi che ci sono 4 caratteristiche fondamentali:
- Devi sapere gestire le emozioni: devi essere stabile e non farti prendere dal panico
- Devi essere estremamente organizzato: in ogni momento del tuo lavoro devi sapere per quale motivo quella compagnia si trova nel tuo portafoglio. Se non sai perché sia lì, vendila, non ti serve
- Devi ascoltare molto. Sempre. Il più delle volte persino quello che non viene detto, soprattutto quello che non viene detto! Di solito sono quelle le cose importanti…
- Devi sapere le cose che non conosci: devi conoscere le tue debolezze e capire come farle diventare dei punti di forza.
Q: Per conclusione, che consigli darebbe a qualcuno che volesse intraprendere questa carriera?
A: Cominciate a fare trading virtuale, anche se non con soldi reali. In questo modo potrete capire quale sia la vita da trader e quando sarete davanti al vostro manager per il colloquio di lavoro sarete sulla stessa lunghezza d’onda. Il miglior modo di fare impressione su qualcuno che fa il trader è dare consigli su che compagnie comprare o proporre idee… questo è l’unico modo per farsi notare e arrivare al trading floor dove dovrai prendere delle decisioni. Ricordatevi sempre che in questo lavoro è facilissimo essere licenziati, inoltre il settore è estremamente competitivo. Per molti potrebbe essere troppo stressante, ma se veramente volete fare il trader, non mollate! E imparate a gestire il vostro rischio!
Fasolo Alberto