AIRITALY: Cronaca di un disastro italiano

Eccoci all’ennesimo scandalo italiano in tema trasporti.

Comparsa sui giornali come un fulmine a ciel sereno, la notizia della liquidazione di Air Italy ha creato non poco scompenso. Più nota agli Italiani come Alisarda o Meridiana, sulla compagnia aerea i punti interrogativi sono ancora molti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su quali sono state le ragioni che hanno spinto i due azionisti della compagnia a prendere una tale decisione e come il governo possa intervenire alla luce di quanto fatto per Alitalia, per la quale stiamo ancora pagando un conto salato.

Fondata nel 1963 da Aga Khan come Alisarda, fu poi rinominata Meridiana nel 1991 ed infine, nel 2018, divenne Air Italy, come filiale di AQA holding, per il 49% sotto il controllo di Qatar Airways e per il restante 51% di proprietà di Alisarda.

Nel 2018 fu presentato un piano quinquennale dagli obiettivi molto ambiziosi, che proiettavano la compagnia verso nuove rotte commerciali, abbattendo i confini italiani ai quali si era sempre limitata. Air Italy aveva l’ambizione di diventare la nuova Alitalia. I fatti di oggi dimostrano che i piani non sono stati rispettati e le promesse non sono state mantenute.

Dopo un’analisi approfondita delle prospettive concrete per la compagnia, alla presentazione del budget 2020, seguì la decisione, da parte dei due soci, di liquidazione in bonis (capace di ripagare tutti i creditori e debiti con l’attivo recuperato) della compagnia area per “persistenti e strutturali condizioni di difficoltà del mercato”.

Che la compagnia non riuscisse a decollare lo si sapeva da tempo. Nel 2017 si registrarono circa 40 milioni di euro di perdite su 350 milioni di fatturato, nel 2018 160 milioni e nel 2019 le perdite previste dovevano toccare i 230 milioni di euro, che costituivano il 70 % del fatturato.

Le ingenti perdite si possono ricondurre a tre maggiori cause.

  1. Il fallimento del 737 Max. Nel 2019 Boeing fu costretta a ritirare i suoi aerei 737 Max e sospenderne la produzione, in quanto riportavano un difetto al sistema di pilotaggio automatico, che causò due gravissimi incidenti in Indonesia ed Etiopia, per un totale di 346 vittime. Sfortuna volle che Air Italy investì molto su questo modello di aerei, facendone ordinare 20, di cui solamente 3 furono consegnati ma, dal momento che le Autorità Internazionali ne vietarono la circolazione, non furono utilizzati.
  2. Il fallimento delle mire espansionistiche negli USA. Air Italy voleva varcare i confini europei e puntava a conquistare una piccola porzione del competitivo mercato statunitense. Inaugurò nuove rotte internazionali per Toronto, Los Angeles, Miami e New York, ma fin da subito soffrì la concorrenza di colossi come America Airlines, Delta Airlines e United Airlines, le quali avevano considerato la nuova partnership Air Italy – Qatar Airways, una strategia di quest’ultima per espandersi in modo illecito in territorio americano. 
  3. Alienanti dinamiche di concorrenza internazionale. La nuova partnership con Qatar doveva essere il trampolino di lancio, un sospiro di sollievo dalle preoccupanti condizioni economiche di Meridiana. Il problema, di fatto, era un modello di business che non funzionava ormai da anni.  Air Italy si proponeva nel mercato come una compagnia che puntava sulla qualità e su delle nicchie regionali inizialmente proficue, ma ormai da tempo anch’esse esposte alla concorrenza low-cost. La compagnia non riusciva più a sostenere il mercato con prezzi e costi ragionevoli, spianando la strada ad Easy Jet e Ryanair, ad oggi le due compagnie low-cost leader nel mondo.

Gli investimenti fatti da Qatar, inizialmente di 39 milioni di euro e successivamente di 51,3 milioni, non sono stati sufficienti. La ragione principale, che ha portato la compagnia ad un punto di non ritorno, è stata la mancanza di innovazione e cambiamento. Il suo modello di business ha fallito, allo stesso modo in cui aveva fallito quello di Alitalia. Due fasce di mercato diverse, due modelli diversi, ma accomunati da un’incapacità di sostenere il cambiamento.

È colpa dello Stato?

Lo stato avrebbe potuto fare di più, c’è stata una forte disattenzione verso il mondo della produzione e dei servizi, di cui necessitiamo efficienza e capacità di stare nel mercato.

È colpa delle leggi Europee?

La legge europea ha impedito alla Qatar Airways di investire di più nella compagnia, espressamente intenzionata a farlo, in quanto avrebbe superato la quota azionaria del 50 % e questo avrebbe fatto perdere la licenza ad Air Italy perché solo compagnie controllate da azionisti europei possono fare servizio in Europa.

Le responsabilità non sono impunibili ad un singolo soggetto, ma sono più fattori che hanno creato i presupposti di questo epilogo.

Le parti si sono accordate sulla dichiarazione di fallimento senza interpellare il Governo italiano, che venne perciò a conoscenza della decisione presa, senza avere voce in capitolo. Questo costa caro ai circa 1.200 dipendenti di Air Italy, ai quali, a cosa già decise, non spetta la cassa integrazione, in quanto quest’ultima è possibile solo nel caso di un’azienda ancora in essere, come accaduto per Alitalia. Va detto però che, le ultime notizie sembrano essere positive, in quanto il Governo si sta impegnando nel cercare un compromesso con i due soci, richiedendo un rallentamento delle procedure di liquidazione, per attuare misure di tutela dei lavoratori, appellandosi all’articolo 44 del decreto legge Genova sulla cassa integrazione per cessata attività.

Questa strategia permette al Governo di temporeggiare al fine di ragionare su una possibile soluzione di reinserimento di questi lavoratori ed individuare le potenziali compagnie aeree che potrebbero andare a garantire la continuità del servizio sul territorio dal 16 Aprile in poi, quando Air Italy terminerà di esercitare.

A complicare la situazione, c’è un’emergenza sanitaria che sta mettendo alla prova la solidità di molti settori, tra cui quello aereo, dove solo chi ha le spalle più larghe resisterà.

A breve speriamo di avere delle riposte certe in merito alla questione, ma di certo questa vicenda insegna una lezione: “la legge di Darwin è più attuale che mai, in un mondo che evolve continuamente, chi non ha la capacità di adattarsi, muore”.

Monica Girardi

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