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L’intelligenza artificiale: una risorsa o una minaccia? Can The Matrix beReal?

Dicembre 21, 2022 by Umberto De Ambrosi Lascia un commento

ATTNZIONE:⚠️

Questo articolo e le sue grafiche sono state redatte con l’ausilio di tool di Intelligenza Artificiale. All’intero dell’articolo sono presenti, volutamente errori di battitura per identificare il passaggio umano.

Categorie di intelligenza artificiale 🤖

Esistono diverse categorie di intelligenza artificiale, a seconda del modo in cui vengono classificate. Un modo comune per classificare l’intelligenza artificiale è in base al livello di autonomia e al grado di interazione con l’ambiente esterno.

In base a questa classificazione, esistono tre tipi principali di intelligenza artificiale:

 

  1. Intelligenza artificiale debole o limitata: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che sono progettati per svolgere compiti specifici e sono generalmente meno autonomi rispetto agli altri tipi di intelligenza artificiale. Ad esempio, un robot che è programmato per assemblare componenti in una fabbrica potrebbe essere considerato un esempio di intelligenza artificiale debole.

  2. Intelligenza artificiale generalizzata: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che sono in grado di svolgere una varietà di compiti diversi e di adattarsi a situazioni nuove e imprevedibili. Questi sistemi sono più autonomi rispetto agli altri tipi di intelligenza artificiale e possono essere utilizzati in molti contesti diversi. Ad esempio, un assistente virtuale come Siri o Alexa potrebbe essere considerato un esempio di intelligenza artificiale generalizzata.

  3. Intelligenza artificiale superintelligente: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che hanno un livello di autonomia e di capacità di adattamento superiore a quello degli altri tipi di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale superintelligente è ancora oggetto di speculazione e di dibattito tra gli esperti, ma in teoria potrebbe essere in grado di superare l’intelligenza umana in una o più aree. Tuttavia, non esiste ancora un sistema di intelligenza artificiale che possa essere considerato veramente superintelligente.

Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere classificata in altri modi, ad esempio in base al modo in cui viene utilizzata (ad esempio, intelligenza artificiale di supporto, intelligenza artificiale collaborativa, intelligenza artificiale autonoma) o in base al modo in cui viene implementata (ad esempio, intelligenza artificiale basata su regole, intelligenza artificiale basata sui dati, intelligenza artificiale basata sull’apprendimento).

 

 

Chat GPT 💬

Chat GPT è la novità del momnto! GPT, ovvero Generative Pre-trained Transformer, è un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI che utilizza la tecnologia delle trasformazioni per generare testi di alta qualità. È stato progettato per essere addestrato su grandi quantità di dati e in grado di eseguire diverse attività di elaborazione del linguaggio, come la traduzione, la scrittura di testi e la risposta a domande.

Per accedere a questo super-tol di intelligenza artificiale il link è il seguente:

LINK 

Il problem solving sarà ancora una skill da inserire nel CV? 😌

L’intelligenza artificiale (AI) può essere utilizzata per risolvere una vasta gamma di problemi e svolgere una varietà di attività. Alcune delle cose che si possono ottenere con l’AI includono:

  1. Automazione di processi ripetitivi e noiosi: l’AI può essere utilizzata per automatizzare compiti ripetitivi e noiosi, liberando il tempo degli esseri umani per concentrarsi su compiti più importanti e stimolanti.

  2. Analisi dei dati: l’AI può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, estraendo informazioni significative e facendo scoprire pattern e tendenze che potrebbero essere difficili da individuare manualmente.

  3. Previsione e decisione supportate dai dati: l’AI può essere utilizzata per fare previsioni su eventi futuri e supportare le decisioni basate sui dati, ad esempio nel settore finanziario o nella pianificazione delle risorse.

  4. Assistenza alla customer experience: l’AI può essere utilizzata per fornire assistenza ai clienti, ad esempio attraverso chatbot che possono rispondere alle domande dei clienti e fornire informazioni sui prodotti o servizi.

  5. Sviluppo di nuove tecnologie: l’AI può essere utilizzata per sviluppare nuove tecnologie e soluzioni innovative in diverse aree, come la medicina, l’energia, i trasporti, l’agricoltura e molti altri settori.

Mondo del lavoro 💼

L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto crescente nel mondo del lavoro. Da un lato, l’AI può automatizzare molti processi lavorativi e rendere le attività più efficienti. Dall’altro, c’è il rischio che l’AI possa sostituire alcuni lavori umani, creando preoccupazione per la perdita di posti di lavoro. Tuttavia, l’AI può anche creare nuove opportunità di lavoro, ad esempio nello sviluppo e nella manutenzione di sistemi di AI. Inoltre, l’AI può aiutare a liberare i lavoratori dalle attività ripetitive e a concentrarsi su compiti più creativi e impegnativi. È importante che le società e i governi lavorino insieme per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità dell’AI nel mondo del lavoro in modo equo e responsabile.

“Vedo il momento in cui saremo per i robot cosa sono i cani per gli umani e io faccio il tifo per le macchine.”

Claude Shannon, il padre della teoria dell’informazione

Vantaggi dell’intelligenza artificiale per le aziende 🗃️

L’intelligenza artificiale (AI) può offrire una serie di vantaggi per le aziende, alcuni dei quali sono i seguenti:

  1. Maggiore efficienza: l’AI può aiutare le aziende a ottimizzare i processi e ad automatizzare compiti ripetitivi, liberando il tempo degli esseri umani per concentrarsi su compiti più importanti e stimolanti.

  2. Analisi dei dati: l’AI può aiutare le aziende a analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, estraendo informazioni significative e facendo scoprire pattern e tendenze che potrebbero essere difficili da individuare manualmente.

  3. Migliore decisione supportata dai dai: l’AI può aiutare le aziende a fare previsioni su eventi futuri e supportare le decisioni basate sui dati, ad esempio nel settore finanziario o nella pianificazione delle risorse.

Come integrare l’intelligenza artificiale nella propria azienda 👨‍💼

Per integrare l’intelligenza artificiale (AI) nella propria azienda, è necessario seguire alcuni passaggi:

  1. Identificare le opportunità di utilizzo dell’AI: la prima cosa da fare è identificare le opportunità di utilizzo dell’AI all’interno dell’azienda. È importante considerare i compiti che possono essere automatizzati o ottimizzati attraverso l’AI, nonché le aree in cui l’AI può offrire un vantaggio competitivo.

  2. Stabilire una strategia di AI: una volta individuate le opportunità di utilizzo dell’AI, è importante stabilire una strategia per l’utilizzo dell’AI all’interno dell’azienda. Questa strategia dovrebbe includere gli obiettivi dell’azienda per l’AI, i modelli di business che verranno utilizzati e come l’AI sarà integrata nei processi aziendali esistenti.

  3. Avere u team di AI: per implementare l’AI nella propria azienda, sarà necessario formare un team di AI composto da esperti di intelligenza artificiale e da membri del team aziendale che possano utilizzare l’AI per ottenere il massimo vantaggio per l’azienda.

  4. Implementare l’AI e monitorare i risultati: una volta selezionate le tecnologie e gli strumenti di AI e formato il team di AI, sarà necessario implementare l’AI nella propria azienda e monitorare i risultati per valutare l’efficacia dell’AI e apportare eventuali modifiche.

Considerazioni etiche sull’IA in azienda 📛

L’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più diffusa nell’ambito aziendale e può offrire numerosi vantaggi, come l’automazione di processi ripetitivi, l’analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tuttavia, l’utilizzo dell’AI in azienda solleva anche alcune preoccupazioni etiche. Ad esempio, è importante che l’AI sia trasparente nella sua operatività e che le decisioni basate sull’AI siano comprensibili. Inoltre, chi utilizza l’AI in azienda è responsabile degli impatti delle sue decisioni sui dipendenti, i clienti e la società in generale. Altre considerazioni etiche da tenere presente sono la privacy, la sostenibilità, l’equità e l’umanizzazione dell’AI. È importante che le aziende prendano in considerazione queste questioni etiche e adottino misure per garantire che l’AI venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani.

L’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte 🖼️ (nell’articolo puoi trovare qualche esempio di arte digitale)

L’intelligenza artificiale (IA) sta diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana e sta anche influenzando il mondo dell’arte in molti modi. Uno dei modi in cui l’IA viene utilizzata nell’arte è la creazione di opere d’arte autonome. Ad esempio, alcuni artisti utilizzano l’IA per addestrarla con migliaia di opere d’arte esistenti, in modo da poter creare nuove opere che incorporino elementi dello stile e della tecnica di artisti famosi. L’IA può anche essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati sull’arte, come il numero di vendite di opere d’arte di un determinato artista o le caratteristiche stilistiche di una determinata corrente artistica. Questo può essere molto utile per gli artisti, i critici e gli studiosi, che possono utilizzare queste informazioni per comprendere meglio le tendenze artistiche e fare previsioni sui futuri sviluppi dell’arte.

Inoltre, l’IA può essere utilizzata per aiutare a conservare e restaurare le opere d’arte, ad esempio analizzando immagini di opere danneggiate per determinare come ripararle o utilizzando algoritmi di riconoscimento delle immagini per identificare opere d’arte rubate o perdute. L’IA può anche essere utilizzata per promuovere l’arte online, ad esempio consigliando opere d’arte in base alle preferenze dell’utente o creando pubblicità personalizzate per gli spettacoli d’arte. Infine, l’IA può essere utilizzata per creare esperienze di arte interattive, ad esempio utilizzando algoritmi di riconoscimento delle immagini o del movimento per far reagire le opere d’arte in modo dinamico alle azioni dell’utente.

Tuttavia, l’utilizzo dell’IA nell’arte solleva anche alcune questioni etiche e sfide che dovranno essere affrontate. Ad esempio, c’è il rischio che l’IA possa sostituire gli artisti umani o che possa essere utilizzata per creare opere d’arte che non sono eticamente accettabili.

Nel seguente articolo troverai modi per sfruttare l’intelligenza artificiale per creare arte anche tu:

LINK

 


Conclsioni

In conclusione, l’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più diffusa in diverse aree aziendali e sta dimostrando di essere in grado di offrire numerosi vantaggi, come l’automazione di processi ripetitivi, l’analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tuttavia, l’utilizzo dell’AI in azienda solleva anche alcune preoccupazioni etiche, che vanno affrontate in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani.

Secondo uno studio del World Economic Forum, entro il 2025 circa il 50% delle attività lavorative saranno automatizzate o ottimizzate attraverso l’AI, aprendo anche nuove opportunità di lavoro nel settore dell’AI. Inoltre, secondo un’indagine di McKinsey, le aziende che hanno già adottato l’AI hanno registrato un aumento del 20% della produttività e un aumento del 40% dei margini di profitto.

Inoltre, secondo un’indagine di PwC, il 70% delle aziende prevede di investire in AI entro il 2022, con un aumento dell’investimento medio del 38% rispetto al 2021. Questo dimostra come l’AI stia diventando sempre più importante per le aziende di tutto il mondo.

 

In definitiva, l’AI può offrire numerosi vantaggi per le aziende, ma è importante che venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani, tenendo presenti le considerazioni etiche che essa solleva

Archiviato in:Blog Contrassegnato con: analisi dei dati, assistente virtuale, automazione di processi, categorie di intelligenza artificiale, chat GPT, COVID-19, Disoccupazione, etica, Finanza, intelligenza artificiale, intelligenza artificiale debole, intelligenza artificiale generalizzata, intelligenza artificiale superintelligente, Invenicement, Matrix, problem solving, riconoscimento delle parole e delle immagini, rischi e sfide dell'intelligenza artificiale, sicurezza dei dati, simulazione, Siri, supporto decisionale, tecnologia delle trasformazioni

STOCK MARKET BUBBLE?

Marzo 8, 2021 by Ariya Morbiato Lascia un commento

Are we in a bubble?

Are we in a bubble? Is it about to burst? In the last few days, there have been many tweets on this subject, and the tweets of @michaeljburry, a 49-year-old Californian, who become famous for having “predicted” the economic crisis of 2008, were among the most popular.

He wasn’t the only one to bring attention to this topic. The report “Stock Market Bubble?” by Bridgewater, the largest hedge fund in the world, written by its founder Ray Dalio, also made waves. The article tries to answer, data in hand, whether or not we are inside a bubble. So, let’s look at what they are saying.

Micheal Burry’s opinion

According to Michael Burry, there are several reasons why we are approaching a bubble burst. The US government is inviting inflation with its latest policies, debt/GDP is growing, there is a large amount of money circulating in the economy. When consumption will suddenly restart, there will be an increase in labor costs and prices (#ParadigmShift). Therefore the question remains: it is true that there is a large amount of money and that consumption has not yet completely broken down, but what will happen when it starts again? Michael Burry also states that speculative bubbles are accompanied by a disproportionate amount of debt within the markets, and it is equally true that the debt on the markets is at an all-time high (higher than the debt present in 2008).

Ray Dalio’s analysis 

On the other hand, Ray Dalio analyzes the “bubble” issue through a proprietary indicator that is made up of six sub-indicators. A value from 1 to 4 is attributed to these sub-indicators, which tell us “how much they are on the bubble” (1 absolutely not, 4 absolutely yes). The report shows not only the situation of the market in general but also the case of the emerging tech market, that is, of all those new companies dealing with technology.

1) Prices are high relative to traditional measures. At the moment, the prices are relatively high, but we are still below the prices of the 2000s or the 1920s. Overall market rating: 2/4. Emerging tech market rating 3/4.

2) Prices are discounting at unsustainable conditions, i.e., conditions that cannot last for an extended period of time; here, from the point of view of the market in general, there is absolutely no bubble, vote 1/4. A completely different matter for the emerging tech market, vote 3/4.

3) New buyers have entered the market, typically a symptom of great euphoria; the number of new shareholders within the market is very high, both for the market in general and for the emerging tech market: 3/4 for the market in general and 4/4 for the emerging tech market. From this point of view, one could also analyze the ease with which it is now possible to buy a share. Think of all the trading platforms born in recent years.

4) There is broad bullish sentiment. If it is excessively bullish, it could usually signal a bubble (for example, SPAC and IPO are generally done while there is a very positive sentiment, in order to raise more capital); and from this point of view the results are very high as the sentiment is really positive: 3/4 for the market in general, 4/4 for the emerging tech market. Perhaps it is also true that many of us today think that the tech market will be the future. If we look at the level of IPOs and SPACs currently taking place, we are indeed at an all-time high.

5) Purchases are being financed by high leverage, or financial leverage, which indicates how much investors borrow to invest. Concerning the market in general, there do not seem to be  significant problems, rating 2/4. For the emerging tech, quite another matter, 4/4.

6) Buyers/businesses have made extended forward purchases, i.e., investments or large purchases by companies which is usually considered a healthy thing. Still, if abused, it can be a symptom of excessive optimism. For the market in general, absolutely not, 1/4. The emerging tech is also similar: 2/4. Indeed the Covid-19 pandemic has discouraged companies from making future investments.

Conclusions

To conclude it seems like Michael Burry is suggesting us to stay away from bonds, which are now much cheaper than stocks. Just in recent weeks, the bond market has begun to deliver satisfactory returns, and investors have started to move from equities to bonds (often bringing with them the equity gains of the last recovery period). However, bonds are nominal, and when there is an inflationary outlook, that rate of return in real terms, in the face of an inflationary wave, “is no longer enough.” From this point of view, an investment in large companies could be safer, given the fact that they could, in the event of inflation, incorporate the price increase within the share price.

Instead, what Ray Dalio seems to suggests to us is to stay away from “bubble stocks” or from all those emerging tech companies that are delivering 350% returns in one year, which is very reminiscent of the dot-com bubble of the 2000s. At the same time, it suggests that if a bubble is really about to burst, it could start from or affect the emerging tech market.

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È tornato Caffè con il Manager!

Ottobre 26, 2020 by Irene Vendrame Lascia un commento

Giovedì 15 ottobre ha avuto luogo Caffè con il Manager, il primo evento organizzato da Invenicement per la stagione 20/21. L’incontro, organizzato su Google Meet a causa delle restrizioni legate al Covid-19, ha visto dialogare gli studenti dell’associazione con Francesco Rallo Vannucchi e Matias Peco, menagers all’interno della società di consulenza finanziaria Prometeia.

Entrare in contatto diretto con il mondo delle imprese

Il punto di forza di questi incontri è la grande apertura allo scambio tra pubblico ed ospiti. Dopo una prima parte di presentazione durante il quale le personalità invitate raccontano la loro storia, il loro percorso formativo e spiegano in quale realtà lavorano, viene lasciato spazio alle domande degli studenti. In questo modo, grazie al ridotto numero di partecipanti – circa una trentina – si crea un clima disteso e familiare, nel quale è possibile sentirsi liberi di esporre le proprie questioni, i propri dubbi e ricevere consigli su come iniziare la propria carriera e sul percorso individuale da intraprendere da persone che hanno avuto esperienza sul campo. È possibile quindi entrare in contatto diretto non solo con i colleghi di università, con i quali scambiare impressioni ed esperienze, ma soprattutto con il panorama aziendale italiano ed internazionale, in modo tale da avere accesso ad un ampio ventaglio di possibilità per il futuro.

Le edizioni passate

Questo format è stato ideato sotto la guida di Marco Borsato nel novembre del 2019, quando è stata organizzata la prima edizione di Caffè con il Manager. I primi invitati a questo genere di incontri sono stati due manager presso EY, una delle quattro maggiori società di revisoni al mondo: Nicolò Mardegan, director business development and institutional relations (oggi manager delle relazioni istituzionali per Leonardo S.p.A.) e Marcantonio Zago, transfer pricing senior manager.

Quest’anno in versione online

Quest’anno questa formula è stata riproposta dal nuovo responsabile del Team Eventi Vittorio Gianati in versione online, ospitando Francesco Rallo Vannucchi e Matias Peco, due manager della società di consulenza, sviluppo software e ricerca economica Prometeia. I due, dopo aver presentato l’impresa e parlato della loro esperienza universitaria (Rallo si è laureato a Pisa, mentre Peco è un ex studente di Ca’ Foscari), hanno ascoltato le domande dei partecipanti e fornito preziosi consigli per la crescita personale e professionale. Secondo Peco per esempio, una volta usciti dall’università, non bisogna fossilizzarsi su un’unica idea di lavoro e non bisogna lasciarsi scoraggiare se la prima posizione per la quale si viene assunti non è quella che avevamo sempre sognato: bisogna mantenere una visione aperta, perché situazioni apparentemente non ideali possono riservare delle sorprese. Inoltre, non è imprescindibile avere esperienza in società diverse, infatti, se ci si trova bene dentro ad una realtà e si ha la possibilità di crescere al suo interno, rimanere può rivelarsi la scelta migliore. Rallo invece sottolinea quanto sia importante sfruttare al meglio gli anni dell’università, un periodo che si rivela determinante per la formazione professionale ma soprattutto per lo sviluppo personale: è vitale fare esperienze all’estero, di associazionismo e al di fuori del proprio ambito di studi.

I prossimi appuntamenti

Nonostante le difficoltà di promozione ed organizzazione che la situazione di pandemia ha presentato quest’anno al Team Eventi, la chiacchierata con i manager è stata molto apprezzata dai partecipanti, proprio per il clima informale che ha permesso ad ognuno di esprimersi senza imbarazzo. Per questo motivo è già in cantiere il prossimo Caffè con il Manager, il quale che avrà come protagonista BPER Banca e verosimilmente avrà luogo, sempre online, prima di Natale.

Archiviato in:Uncategorized Contrassegnato con: caffè con il manager, carriera, esperienza, idee, impresa, Invenicement, ispirazione, manager

The Day After – Benedetta Piva

Luglio 5, 2020 by content

Continuando la nostra rubrica per capire cosa stia accadendo nel mondo dall’inizio della sfida Covid, oggi intervistiamo Benedetta Piva, Senior In-Stock manager di Amazon US a Seattle, che ci parlerà di come IL gigante dell’e-commerce sta riuscendo ad affrontare questa sfida epocale. Nonostante l’imposizione del lockdown possa sicuramente aver avvantaggiato questo modello di business, molte sono le incognite da affrontare per garantire il flusso dei prodotti dal produttore al consumatore.

Di cosa ti occupi attualmente in Amazon? E da dove questa scelta di trasferirti dall’altra parte del mondo per lavorare nell’azienda “con il sorriso nella scatola”?

Mi trovo nel reparto e-commerce, in particolare nella categoria “Home & Kitchen”. Davvero molto ampia, parte all’interno di un team di circa 10 persone, mi occupo di supervisionare la end-to-end supply chain, dall’invio degli ordini ai fornitori (ovvero, le aziende che vendono su Amazon) alla consegna degli ordini ai clienti finali, inclusa la reverse supply chain (ovvero, la gestione dei resi). Il nostro obiettivo a livello US ma anche a livello globale è quello di riuscire a consegnare il prodotto entro 24 ore dall’ordine del prodotto. In generale, il ruolo dell’In-Stock Manager è quello di migliorare l’efficienza della supply chain. Tuttavia, seguo anche una serie di progetti interni tra i quali uno al quale tengo molto, denominato Shipping In Own Container – SIOC. Per il dipartimento Home and Kitchen, si tratta di ridurre l’uso di imballaggi tramite l’eliminazione di parte dell’imballaggio da parte del produttore, ricevendo direttamente dal produttore un prodotto imballato con una scatola pronta alla consegna.

L’idea di trasferirsi dall’altra parte del mondo era in realtà qualcosa alla quale pensavo già da un po’. Dopo una lunga esperienza in finance in Italia per OTB, ho deciso di perseguire il mio percorso con un MBA, consapevole che avrebbe davvero dato una spinta immensa alla mia carriera professionale.

Tutti escono acciaccati da questa crisi, tutti tranne Amazon. Come descriveresti in poche parole un successo così travolgente, capace di resistere nonostante tutto ad un impatto così forte sul piano dei consumi? Come ci si è dovuti adattare nel gestire un sistema di logistica così complicato in un mondo colpito da una pandemia?

Direi 2 parole: Customer Obsession. Sentita moltissimo da tutti qui in Amazon, si cerca in ogni modo di migliorare l’esperienza per il consumatore, ampliando l’offerta, l’esperienza e il value for money. In generale in un periodo di pandemia globale ci si trova in una posizione di vantaggio rispetto al classico retail negli store fisici, ma anche un colosso della logistica come noi ha subito un grosso impatto. La distruption della supply chain è stata notevole. Fatte salve le private label di Amazon, come ad esempio AmazonBasics, che vengono prodotte direttamente da Amazon, un grosso problema è stato generato dall’approvvigionamento di prodotti direttamente dalle aziende che vendono i loro prodotti sulla nostra piattaforma e-commerce. Queste aziende hanno difficoltà a livello operativo (produzione e logistica) che impediscono loro di confermare i nostri ordini. Questo porta Amazon a dover far affidamento sui pochi ordini confermati e sulle scorte disponibili al momento nei nostri centri di distribuzione, nei quali molte categorie di prodotto stanno andando velocemente sotto la soglia di sicurezza, se non sono già esaurite del tutto. Un grosso impatto anche sulla tipologia di prodotti richiesti: un vero e proprio boom ad esempio nelle macchine da cucire per realizzare le mascherine, il quale ha azzerato le scorte di magazzino in tempi brevissimi. Una sfida continua da affrontare giorno per giorno, in un mondo che cambia ad una velocità stratosferica.

Un momento un po’ delicato per gli Stati Uniti. Coronavirus, manifestazioni e ondate di licenziamenti. Come si sta affrontando la situazione al momento in una fase così delicata in un gruppo internazionale come Amazon?

Da sempre Amazon si ritrova in una posizione più agevole in ambienti dinamici e in continuo cambiamento. Qui negli Stati Uniti la situazione è di circa un mese di delay rispetto alla situazione europea sul piano Covid, e da inizio marzo si è iniziato da subito a lavorare da casa. Per il mio lavoro in particolare, mi basta un PC per essere produttiva come in ufficio. La politica aziendale al momento è quello di continuare a lavorare da casa almeno fino ad ottobre ed in ogni caso la transizione a questa nuova modalità di lavoro così rapida è stata in realtà ben gestita. In generale, tutti i grandi player del tech hanno optato per politiche simili, salvo forse Microsoft sempre qui a Seattle dove invece si punta ad un rientro in ufficio il prima possibile. In generale si lavora di più, ma sono stati introdotti nuove idee come il No-Meeting Friday per dare modo di recuperare il lavoro arretrato il venerdì senza dover lavorare anche durante il weekend.

Qualche consiglio a chi sogna a stelle e strisce per il proprio futuro? Come raggiungere un grande gruppo come Amazon in una situazione così delicata?

Planning è la parola chiave. In generale per tutta la carriera, pianificare almeno 3-5 anni in avanti rispetto al momento, in modo da sapere quale direzione conviene seguire. Una cosa molto difficile da fare, ma forse l’unico modo che dia la possibilità di effettivamente perseguire obiettivi ambiziosi che richiedono preparazione e costanza. Il primo passo è verso la consapevolezza di ciò che si vuole in modo da spingersi nella direzione giusta.

Matteo Mamprin e Martina Carraro

Archiviato in:Uncategorized Contrassegnato con: amazon, covid, Invenicement, logistica

The Day After – Massimo Famularo

Giugno 7, 2020 by content

Un contesto di grande cambiamento, di innovazione e di rilancio. L’occasione data dalla fase di distuption a seguito dell’epidemia COVID è davvero imperdibile per portare innovazione, abbandonando pratiche oramai superate per abbracciare nuove idee. Ma dove ci stiamo dirigendo? Cosa sta accadendo nel mondo del lavoro? E come affrontare al meglio le nuove sfide che questo mondo post-COVID ci mette di fronte?

Passo dopo passo l’obiettivo è quello di capire, smontare e ricostruire quali saranno le nuove dinamiche del gioco. Un compito non facile, che richiederà l’aiuto di esperti di ogni settore. Nel nostro appuntamento di oggi Massimo Famularo, attualmente Head of Italian NPLS per Distressed Technologies e part-time blogger (e youtuber), ci spiega cosa sta cambiando nel mondo professionale partendo dalla sua esperienza personale, dandoci interessanti stimoli e nuove chiavi di lettura del contesto nella quale ci troviamo immersi.

Una carriera di successo in un settore molto competitivo e spesso non di facile comprensione per i non addetti ai lavori. Di cosa si occupa nella vita?

Mi sono laureato con lode alla Luiss di Roma in economia con una tesi sul cambio dell’euro che in quel periodo era in fase di introduzione. Nei 20 anni successivi ho lavorato nel settore degli investimenti in attività illiquide e crediti deteriorati come analista, gestore di portafoglio, consulente e membro del cda di società del settore. Per qualche anno ho anche diretto il dipartimento che gestisce i crediti problematici di un primario istituto di credito.

Una carriera in un ambito professionale molto tecnico e complesso, ma anche una grande passione per la divulgazione di questa conoscenza. Da dove nascono l’idea del blog, del podcast e del canale YouTube? E a chi si rivolgono?

L’interesse per la divulgazione e l’insegnamento hanno probabilmente una origine famigliare visto che entrambi i miei genitori erano professori. In generale ho sempre avuto una passione per la scrittura e la comunicazione e, in ambito professionale, mi sono reso conto di riuscire a veicolare in modo efficace anche concetti piuttosto complessi. Non appena ho potuto, ho deciso di impiegare nel tempo libero questa abilità per essere utile agli altri.

Trovo che troppo spesso il dibattito sui principali accadimenti di carattere economico, politico e finanziario sia viziato da una rappresentazione inadeguata fornita dai media generalisti. Per quanto posso cerco di intervenire con editoriali e contenuti divulgativi per ovviare a questo problema. Podcast e canale YouTube sono prevalentemente indirizzati ai non addetti ai lavori, mentre i contenuti di carattere più tecnico sono concentrati nel blog in inglese e sul gruppo LinkedIn che curo.

Un professionista affermato, un blogger ma anche un mentor. Da dove questa passione?

Probabilmente dal non averne avuto uno: avendo sperimentato quanto possa essere frustrante orientarsi e sulla base di informazioni incomplete e comprensione parziale della realtà che ci circonda ho deciso di darmi da fare per aiutare studenti e professionisti più giovani a trovare la loro strada.

Il recente contesto COVID19 ha rimesso in discussione molto il lato occupazionale. Cosa ne pensa relativamente alle opportunità dei giovani in ingresso nel mondo del lavoro? Cosa si sente di consigliare a tutti i ragazzi che leggeranno questa intervista, un po’ impauriti di fronte alle sfide che si presentano nel futuro prossimo a livello professionale?

Lo shock causato dalla pandemia sta accelerando e rendendo più evidenti delle tendenze che erano già in atto. Per trovare il primo lavoro tanto quanto quelli che verranno dopo (non esiste più il lavoro per la vita) è necessario acquisire un atteggiamento imprenditoriale: studiare le opportunità, le tendenze del mercato, cercare di comprendere le direttrici del cambiamento, impegnarsi per trarne vantaggio o quanto mento per non riceverne danno.

Occorre adottare un atteggiamento flessibile, proattivo, volto alla risoluzione dei problemi, senza paura di prendere dei rischi o di sbagliare e cercando di imparare sempre il più possibile da tutte le esperienze.

La guida per rimanere in carreggiata consiste nell’interrogarsi costantemente sulla propria capacità distintiva di aggiungere del valore alle iniziative alle quali si partecipa e su quanto numerosi sono i soggetti che possono potenzialmente essere interessati al proprio contributo. Prima che anche solo una di queste due variabili possa ridursi (sarebbe un campanello d’allarme) è opportuno giocare d’anticipo lavorando sulle proprie competenze e investendo su sé stessi specie in formazione.

E secondo Lei quali saranno le competenze del futuro che ogni ragazzo dovrà avere nel proprio toolkit di sopravvivenza professionale?

Autonomia, intraprendenza, flessibilità, capacità di affrontare in maniera costruttiva e talvolta creativa problemi sempre nuovi, motivazione, entusiasmo e disponibilità al cambiamento.

Ma soprattutto visione d’insieme e capacità di osservare dove va il mondo e di agire tempestivamente per non rimanere indietro: se mi accorgo che determinati lavori (dal benzinaio al giornalista di cronaca, dall’ impiegato amministrativo al cassiere) potrebbero vedere ridimensionata la propria rilevanza a causa della tecnologia o di un cambio nelle abitudini o semplicemente costituiscono servizi e attività per le quali le persone non sono più disponibili a pagare (cercarsi un viaggio on line, prelevare contanti, fare benzina) è opportuno attivarsi per tempo per trovare strade alternative.

Domenico Sorice & Matteo Mamprin

Archiviato in:Uncategorized Contrassegnato con: covid, Invenicement, lockdown, npl

INVENICEMENT TIME MACHINE – FEDERICO TRAETTA

Giugno 1, 2020 by content

Ottimo spunto per chiunque interessato al mondo del Private Equity, Federico Traetta, ex membro del board Invenicement oggi si trova a Zurigo presso LGT Capital Partners. Una ottima fonte di consigli che ancora una volta fa notare come l’importanza delle associazioni universitarie extra-curriculari possono fare la differenza in una carriera di successo.

Di cosa ti occupavi in Invenicement? E cosa ti resta più impresso di quegli anni?

Nel ruolo di Corporate Relationship Executive, mi sono occupato principalmente dell’organizzazione degli aventi assieme agli altri membri del team. Si trattava di un compito molto interessante, che richiedeva di cercare ospiti ed aziende interessate a partecipare agli eventi quali Accenture, ricerca di fondi, aiutare nel corso dell’evento stesso al fine di garantire il massimo risultato. Mi sono candidato a partire dal terzo anno, avendo visto nel corso del secondo anno di scambio a Warwick quanto importante fosse l’ambiente delle associazioni universitarie e la vita oltre ai banchi dell’Università. Un luogo nella quale ho avuto modo di creare amicizie durature, con la quale ho condiviso anche esperienze oltre l’associazione stessa.

A seguito della tua esperienza in Invenicement e finiti gli studi, cambio di città. Dove sei andato a studiare?

Dopo un anno di pausa dove mi sono preparato per il GMAT, ho applicato per uno stage presso KPMG a Treviso, dove ho ritrovato Massimo Corocher, con il quale avevo condiviso l’esperienza nel direttivo di Invenicement l’anno precedente a dimostrazione dell’importanza di crearsi un network già durante l’università. Proprio con lui mi sono ritrovato il successivo anno accademico sui banchi della Bocconi, trascorrendo assieme molti post-lezione. Un ambiente molto competitivo, che mi ha presso di crescere molto professionalmente. Durante la magistrale trovo un altro stage presso Tikehau Capital, dove mi sono occupato per 6 mesi di Private Debt. Un periodo eccezionale dalla quale ho appreso davvero moltissimo.

E in cosa pensi Invenicement ti abbia aiutato nel corso del tempo?

In generale direi che l’esperienza del far parte di una associazione abbia numerosi pro da tenere in considerazione. Anche all’interno del Bocconi Investment Club, un elemento essenziale è quello della creazione di un network. Che sia Milano o Venezia, avere la possibilità di venire in contatto con ex-Alumni dell’associazione o creare contatti che possono servire per il futuro è un elemento di grande rilievo. Le attività svolte inoltre rivestono un ruolo di primo piano: anche la semplice creazione di un CV professionale non è da dare per scontato e riveste un ruolo essenziale per fare lo step successivo nella ricerca di uno stage o un lavoro post-laurea. Le associazioni universitarie sono un potentissimo strumento che se ben utilizzate possono fare la differenza.

Da Milano a Zurigo. Come mai questa scelta?

Un vero caso in realtà. Da sempre le mie due prime mete erano Milano e Londra. Mentre stavo ancora svolgendo lo stage a Milano, avevo iniziato ad applicare per delle possibili posizioni post-laurea. Avevo letto durante lo stage di questo fondo Private Equity e casualmente avevo trovato poco dopo nella career page di Bocconi questa posizione aperta. Applicato e, dopo un lungo processo di selezione, eccomi qui. Indubbiamente la differenza è data proprio dallo stage fatto in precedenza dove sono andato a trattare delle tematiche in qualche modo similari.

E cosa ne pensi di Zurigo? Pro e contro del mercato del lavoro svizzero?

Molti pro e pochi contro in realtà! Un ambiente più meritocratico e meno gerarchico rispetto forse a quello italiano. Anche uno Junior è molto apprezzato e la sua opinione tenuta in considerazione. Ovviamente poi c’è la questione stipendi, nonostante il costo della vita più alto, che però permette di vivere bene.

Tra i contro forse la vita notturna e il divertimento, ma la relativa vicinanza con Milano mi permette di tornare ogni tanto per il weekend in Italia.

Cosa ti sentiresti di consigliare ai nostri associati presenti e futuri?

Iscrivetevi! Partecipate! Fatevi notare!

Creare contatti ed ampliare il proprio network, aiuta a gestire i rapporti interpersonali con persone che lavorano nel mondo della finanza che, in Italia, mondo molto piccolo per la finanza, permette di aiutare molto nella futura carriera professionale. Per me è stata una scelta decisamente azzeccata!

Matteo Mamprin

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