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COVID-19

L’intelligenza artificiale: una risorsa o una minaccia? Can The Matrix beReal?

Dicembre 21, 2022 by Umberto De Ambrosi Lascia un commento

ATTNZIONE:⚠️

Questo articolo e le sue grafiche sono state redatte con l’ausilio di tool di Intelligenza Artificiale. All’intero dell’articolo sono presenti, volutamente errori di battitura per identificare il passaggio umano.

Categorie di intelligenza artificiale 🤖

Esistono diverse categorie di intelligenza artificiale, a seconda del modo in cui vengono classificate. Un modo comune per classificare l’intelligenza artificiale è in base al livello di autonomia e al grado di interazione con l’ambiente esterno.

In base a questa classificazione, esistono tre tipi principali di intelligenza artificiale:

 

  1. Intelligenza artificiale debole o limitata: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che sono progettati per svolgere compiti specifici e sono generalmente meno autonomi rispetto agli altri tipi di intelligenza artificiale. Ad esempio, un robot che è programmato per assemblare componenti in una fabbrica potrebbe essere considerato un esempio di intelligenza artificiale debole.

  2. Intelligenza artificiale generalizzata: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che sono in grado di svolgere una varietà di compiti diversi e di adattarsi a situazioni nuove e imprevedibili. Questi sistemi sono più autonomi rispetto agli altri tipi di intelligenza artificiale e possono essere utilizzati in molti contesti diversi. Ad esempio, un assistente virtuale come Siri o Alexa potrebbe essere considerato un esempio di intelligenza artificiale generalizzata.

  3. Intelligenza artificiale superintelligente: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che hanno un livello di autonomia e di capacità di adattamento superiore a quello degli altri tipi di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale superintelligente è ancora oggetto di speculazione e di dibattito tra gli esperti, ma in teoria potrebbe essere in grado di superare l’intelligenza umana in una o più aree. Tuttavia, non esiste ancora un sistema di intelligenza artificiale che possa essere considerato veramente superintelligente.

Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere classificata in altri modi, ad esempio in base al modo in cui viene utilizzata (ad esempio, intelligenza artificiale di supporto, intelligenza artificiale collaborativa, intelligenza artificiale autonoma) o in base al modo in cui viene implementata (ad esempio, intelligenza artificiale basata su regole, intelligenza artificiale basata sui dati, intelligenza artificiale basata sull’apprendimento).

 

 

Chat GPT 💬

Chat GPT è la novità del momnto! GPT, ovvero Generative Pre-trained Transformer, è un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI che utilizza la tecnologia delle trasformazioni per generare testi di alta qualità. È stato progettato per essere addestrato su grandi quantità di dati e in grado di eseguire diverse attività di elaborazione del linguaggio, come la traduzione, la scrittura di testi e la risposta a domande.

Per accedere a questo super-tol di intelligenza artificiale il link è il seguente:

LINK 

Il problem solving sarà ancora una skill da inserire nel CV? 😌

L’intelligenza artificiale (AI) può essere utilizzata per risolvere una vasta gamma di problemi e svolgere una varietà di attività. Alcune delle cose che si possono ottenere con l’AI includono:

  1. Automazione di processi ripetitivi e noiosi: l’AI può essere utilizzata per automatizzare compiti ripetitivi e noiosi, liberando il tempo degli esseri umani per concentrarsi su compiti più importanti e stimolanti.

  2. Analisi dei dati: l’AI può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, estraendo informazioni significative e facendo scoprire pattern e tendenze che potrebbero essere difficili da individuare manualmente.

  3. Previsione e decisione supportate dai dati: l’AI può essere utilizzata per fare previsioni su eventi futuri e supportare le decisioni basate sui dati, ad esempio nel settore finanziario o nella pianificazione delle risorse.

  4. Assistenza alla customer experience: l’AI può essere utilizzata per fornire assistenza ai clienti, ad esempio attraverso chatbot che possono rispondere alle domande dei clienti e fornire informazioni sui prodotti o servizi.

  5. Sviluppo di nuove tecnologie: l’AI può essere utilizzata per sviluppare nuove tecnologie e soluzioni innovative in diverse aree, come la medicina, l’energia, i trasporti, l’agricoltura e molti altri settori.

Mondo del lavoro 💼

L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto crescente nel mondo del lavoro. Da un lato, l’AI può automatizzare molti processi lavorativi e rendere le attività più efficienti. Dall’altro, c’è il rischio che l’AI possa sostituire alcuni lavori umani, creando preoccupazione per la perdita di posti di lavoro. Tuttavia, l’AI può anche creare nuove opportunità di lavoro, ad esempio nello sviluppo e nella manutenzione di sistemi di AI. Inoltre, l’AI può aiutare a liberare i lavoratori dalle attività ripetitive e a concentrarsi su compiti più creativi e impegnativi. È importante che le società e i governi lavorino insieme per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità dell’AI nel mondo del lavoro in modo equo e responsabile.

“Vedo il momento in cui saremo per i robot cosa sono i cani per gli umani e io faccio il tifo per le macchine.”

Claude Shannon, il padre della teoria dell’informazione

Vantaggi dell’intelligenza artificiale per le aziende 🗃️

L’intelligenza artificiale (AI) può offrire una serie di vantaggi per le aziende, alcuni dei quali sono i seguenti:

  1. Maggiore efficienza: l’AI può aiutare le aziende a ottimizzare i processi e ad automatizzare compiti ripetitivi, liberando il tempo degli esseri umani per concentrarsi su compiti più importanti e stimolanti.

  2. Analisi dei dati: l’AI può aiutare le aziende a analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, estraendo informazioni significative e facendo scoprire pattern e tendenze che potrebbero essere difficili da individuare manualmente.

  3. Migliore decisione supportata dai dai: l’AI può aiutare le aziende a fare previsioni su eventi futuri e supportare le decisioni basate sui dati, ad esempio nel settore finanziario o nella pianificazione delle risorse.

Come integrare l’intelligenza artificiale nella propria azienda 👨‍💼

Per integrare l’intelligenza artificiale (AI) nella propria azienda, è necessario seguire alcuni passaggi:

  1. Identificare le opportunità di utilizzo dell’AI: la prima cosa da fare è identificare le opportunità di utilizzo dell’AI all’interno dell’azienda. È importante considerare i compiti che possono essere automatizzati o ottimizzati attraverso l’AI, nonché le aree in cui l’AI può offrire un vantaggio competitivo.

  2. Stabilire una strategia di AI: una volta individuate le opportunità di utilizzo dell’AI, è importante stabilire una strategia per l’utilizzo dell’AI all’interno dell’azienda. Questa strategia dovrebbe includere gli obiettivi dell’azienda per l’AI, i modelli di business che verranno utilizzati e come l’AI sarà integrata nei processi aziendali esistenti.

  3. Avere u team di AI: per implementare l’AI nella propria azienda, sarà necessario formare un team di AI composto da esperti di intelligenza artificiale e da membri del team aziendale che possano utilizzare l’AI per ottenere il massimo vantaggio per l’azienda.

  4. Implementare l’AI e monitorare i risultati: una volta selezionate le tecnologie e gli strumenti di AI e formato il team di AI, sarà necessario implementare l’AI nella propria azienda e monitorare i risultati per valutare l’efficacia dell’AI e apportare eventuali modifiche.

Considerazioni etiche sull’IA in azienda 📛

L’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più diffusa nell’ambito aziendale e può offrire numerosi vantaggi, come l’automazione di processi ripetitivi, l’analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tuttavia, l’utilizzo dell’AI in azienda solleva anche alcune preoccupazioni etiche. Ad esempio, è importante che l’AI sia trasparente nella sua operatività e che le decisioni basate sull’AI siano comprensibili. Inoltre, chi utilizza l’AI in azienda è responsabile degli impatti delle sue decisioni sui dipendenti, i clienti e la società in generale. Altre considerazioni etiche da tenere presente sono la privacy, la sostenibilità, l’equità e l’umanizzazione dell’AI. È importante che le aziende prendano in considerazione queste questioni etiche e adottino misure per garantire che l’AI venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani.

L’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte 🖼️ (nell’articolo puoi trovare qualche esempio di arte digitale)

L’intelligenza artificiale (IA) sta diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana e sta anche influenzando il mondo dell’arte in molti modi. Uno dei modi in cui l’IA viene utilizzata nell’arte è la creazione di opere d’arte autonome. Ad esempio, alcuni artisti utilizzano l’IA per addestrarla con migliaia di opere d’arte esistenti, in modo da poter creare nuove opere che incorporino elementi dello stile e della tecnica di artisti famosi. L’IA può anche essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati sull’arte, come il numero di vendite di opere d’arte di un determinato artista o le caratteristiche stilistiche di una determinata corrente artistica. Questo può essere molto utile per gli artisti, i critici e gli studiosi, che possono utilizzare queste informazioni per comprendere meglio le tendenze artistiche e fare previsioni sui futuri sviluppi dell’arte.

Inoltre, l’IA può essere utilizzata per aiutare a conservare e restaurare le opere d’arte, ad esempio analizzando immagini di opere danneggiate per determinare come ripararle o utilizzando algoritmi di riconoscimento delle immagini per identificare opere d’arte rubate o perdute. L’IA può anche essere utilizzata per promuovere l’arte online, ad esempio consigliando opere d’arte in base alle preferenze dell’utente o creando pubblicità personalizzate per gli spettacoli d’arte. Infine, l’IA può essere utilizzata per creare esperienze di arte interattive, ad esempio utilizzando algoritmi di riconoscimento delle immagini o del movimento per far reagire le opere d’arte in modo dinamico alle azioni dell’utente.

Tuttavia, l’utilizzo dell’IA nell’arte solleva anche alcune questioni etiche e sfide che dovranno essere affrontate. Ad esempio, c’è il rischio che l’IA possa sostituire gli artisti umani o che possa essere utilizzata per creare opere d’arte che non sono eticamente accettabili.

Nel seguente articolo troverai modi per sfruttare l’intelligenza artificiale per creare arte anche tu:

LINK

 


Conclsioni

In conclusione, l’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più diffusa in diverse aree aziendali e sta dimostrando di essere in grado di offrire numerosi vantaggi, come l’automazione di processi ripetitivi, l’analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tuttavia, l’utilizzo dell’AI in azienda solleva anche alcune preoccupazioni etiche, che vanno affrontate in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani.

Secondo uno studio del World Economic Forum, entro il 2025 circa il 50% delle attività lavorative saranno automatizzate o ottimizzate attraverso l’AI, aprendo anche nuove opportunità di lavoro nel settore dell’AI. Inoltre, secondo un’indagine di McKinsey, le aziende che hanno già adottato l’AI hanno registrato un aumento del 20% della produttività e un aumento del 40% dei margini di profitto.

Inoltre, secondo un’indagine di PwC, il 70% delle aziende prevede di investire in AI entro il 2022, con un aumento dell’investimento medio del 38% rispetto al 2021. Questo dimostra come l’AI stia diventando sempre più importante per le aziende di tutto il mondo.

 

In definitiva, l’AI può offrire numerosi vantaggi per le aziende, ma è importante che venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani, tenendo presenti le considerazioni etiche che essa solleva

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Covid 19: primo test per l’Unione bancaria

Dicembre 7, 2020 by Davide Campana Lascia un commento

Andrea Enria, presidente comitato di vigilanza presso la BCE

La crisi precedente e quella attuale hanno messo chiaramente in risalto come il mondo globalizzato in cui viviamo sia soggetto all’effetto farfalla; se una banca d’oltre oceano fallisce la corsa al contante, le conseguenze affliggeranno anche il vecchio continente. Se nell’estremo oriente si diffonde un virus sconosciuto, anche la popolazione occidentale ne conoscerà l’effetto. Questo per puntualizzare che qualunque sia l’origine della crisi, biologica o finanziaria, tutti i settori affini e non ne verranno afflitti. Conscio di tali interconnessioni, e reduce dello scoppio della bolla finanziaria e della crisi del debito sovrano, il sistema bancario europeo costituì l’unione bancaria al fine di rafforzare la resilienza del settore. Il fatto che lo scopo sia stato raggiunto lo si può evincere dalle parole del presidente dell’organo di vigilanza europeo Andrea Enria, il quale, interrogato sull’efficacia del sistema contro la pandemia, ha risposto: “l’unione bancaria sta funzionando bene, questo è il primo test di una crisi per l’unione bancaria e penso che nel nuovo modello di lavoro siamo stati in grado di fornire una risposta molto veloce”.

Prima di capire come l’unione abbia aiutato le banche durante la crisi economica scatenata dalla pandemia, è bene comprendere il metodo di vigilanza. Sostanzialmente, esso si basa su due pilastri principali: il meccanismo di vigilanza unico (MVU) e il meccanismo di risoluzione unico (MRU). Prima della crisi, la supervisione bancaria era assegnata alle autorità nazionali, le quali applicavano standard diversi nella valutazione dei diversi istituti di credito. Tuttavia, l’introduzione del MVU ha permesso l’applicazione di standard comuni per la valutazione delle banche e una divisione nel compito di vigilanza tra organi nazionali e organi sovranazionali. Difatti, allo stesso MVU spetta il compito di sorveglianza delle banche di maggior importanza (circa 113 banche dei paesi partecipanti, che detengono quasi l’82% degli attivi bancari totali), mentre le autorità nazionali restano competenti per la supervisione degli altri istituti. Inoltre, la nuova struttura di supervisione bancaria affida al nuovo meccanismo il compito di controllare il rispetto delle norme bancarie, di valutare la possibilità di operare e il tempismo con cui affrontano i problemi, al fine di valutare la loro capacità di rispondere a gli shock e la loro saluta.

Per quanto riguarda il MRU, esso collabora con le autorità nazionali e l’autorità bancaria europea (EBA) per garantire una risoluzione delle banche in dissesto, con costi minimi per i contribuenti e per l’economia reale, tramite la costituzione di piani preventivi e risolutivi, da applicare in caso di necessità comprovata dalle informazioni in possesso dei diversi enti. Ciononostante, i due meccanismi non sarebbero sufficienti al raggiungimento dello scopo per cui sono stati costituiti senza la base normativa che gli sorregge, frutto dei principi nati dai comitati di Basilea. Nello specifico, tale regolamentazione ha sancito la necessità per le banche di mantenere dei cuscinetti a garanzia del capitale e della liquidità in base alla loro dimensione e situazione finanziaria interna ed esterna.

In merito alla situazione odierna, le misure di contenimento della diffusione del virus hanno causato il rallentamento e il deteriorarsi di tutte le economie europee. Le banche non sono esenti dalle restrizioni, al contrario sono sorvegliate speciali sia per il loro ruolo nel tessuto socio-economico, sia per valutare l’efficacia della risposta alla nuova crisi. In una prima fase, le banche hanno dovuto sostenere un repentino e sostanziale aumento della domanda di credito che, a causa delle restrizioni, hanno dovuto gestire obbligatoriamente da remoto invece di affidarsi al classico rapporto di filiale. La seconda fase riguarda la concessione di finanziamenti che tende a restringersi in un periodo di incertezza, in quanto le possibili perdite, dovute dall’insolvenza del cliente, rendono le banche più avverse alla concessione di denaro. L’unione bancaria è stata fondamentale nell’evitare il verificarsi di tale scenario grazie al rilassamento delle procedure di vigilanza, ad una politica monetaria di supporto dell’economia e del settore bancario e ad una struttura di accantonamenti di capitale – buffer – obbligatori. Inoltre, per gli istituti finanziari è stato possibile usare le riserve create sul patrimonio, ovvero gli strumenti aggiuntivi di classe 1 (AT1 – Additional Tier 1), quali le obbligazioni perpetue, che assicurano alle banche emittenti la stabilità patrimoniale necessaria per far fronte ad eventuali scenari di stress finanziario. In aggiunta, gli accantonamenti di classe 2 (T2 – Tier 2) sono riserve di rivalutazione o altri strumenti di capitale di qualità inferiore rispetto al T1. Oltre a tali accantonamenti sul capitale azionario, gli istituti di credito hanno potuto far affidamento sulle riserve controcicliche (CCyB – Countercyclical capital buffer), vale a dire cuscinetti che la normativa impone di creare durante periodi di espansione al fine di superare i periodi di recessione.

In passato, una risposta ad una crisi economica così rapida e coesa non sarebbe stata possibile, ciò a causa della condivisione dei poteri decisionali dei diversi stati membri in merito alla supervisione del sistema bancario. Difatti, la frammentazione del potere decisionale avrebbe condotto a decisioni meno ricche di informazioni complessive e indirizzate a favorire le migliori banche nazionali. Restano comunque dubbi legati alle possibili ripercussioni che la crisi avrà nei prossimi tre anni sulla già bassa redditività delle banche europee e di come il nuovo sistema creato con l’unione bancaria fin qui testato, su di una crisi economica legata a problemi sanitari, sarà in grado di garantire le stesse performance positive in uno scenario legato ad una crisi interna del settore.

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Elezioni USA: da che parte stanno i mercati?

Ottobre 12, 2020 by Tommaso Trabona Lascia un commento

I mercati finanziari, storicamente, mostrano insofferenza per l’incertezza del domani. Il 2020, con l’arrivo del virus Covid-19 ce l’ha insegnato bene: le montagne russe dei listini azionari degli ultimi mesi lo mostrano concretamente. Un andamento scostante ha caratterizzato anche l’indice Vix, (CBOE Volatility Index) che segue la volatilità (variazione percentuale del prezzo di uno strumento finanziario in un determinato intervallo di tempo), primo sintomo di scarsa sicurezza dei mercati. Questo particolare indice infatti risulta infatti più sensibile del normale a ridosso delle elezioni presidenziali Usa, come dimostrato anche nelle ultime settimane, specialmente dopo la positività al Covid annunciata su Twitter del presidente Trump.

Di seguito vediamo come potrebbero divergere le future dinamiche finanziarie sotto la nuova guida del candidato democratico, Joe Biden, rispetto a quelle possibili qualora dovesse rimanere in carica l’attuale presidente alla Casa Bianca. E’ comunque importante ricordare che una specifica politica che incontra il favore dei mercati finanziari, potrebbe non essere la più giusta dal punto di vista sociale e esasperare la disuguaglianza che abbiamo visto accrescersi negli ultimi anni. Per questo, è utile piuttosto trovare una sintesi tra le diverse prospettive che sostenga l’economia, ma che punti anche alla corretta distribuzione della ricchezza e ad aumentare il benessere per più individui possibili.

Lo scenario se vincesse Mr. Biden

Molti operatori di Borsa sono preoccupati dalla probabile (stando ai sondaggi) vittoria del 77enne candidato democratico. Una più forte presa di posizione sulla legislazione Antitrust e una maggiore pressione fiscale sulle promesse da Joe Biden in campagna elettorale, potrebbero limitare la libertà di manovra delle grandi aziende quotate e rallentarne di conseguenza l’andamento dei titoli.

Ci si aspetta inoltre, dalla agenda democratica, una particolare attenzione verso le politiche ambientali e un aumento della regolamentazione, specie del settore petrolifero (il cui azionario potrebbe risentirne).

Per contro invece, imprese più innovative e operanti all’interno dei parametri ESG (Environmental, Social, Governance) e quindi tendenzialmente rispettose di canoni ambientali e sociali, potrebbero trovarsi rafforzate da un cambio d’aria politico alla Casa Bianca.

Lo scenario se vincesse Trump

Diversi investitori, invece, potrebbero valutare positivamente un secondo mandato dell’attuale presidente repubblicano sostanzialmente per due motivi: un atteggiamento meno intransigente sulla regolazione finanziaria dei mercati e il ridotto peso delle tasse societarie che, tagliato precedentemente dal 35% al 21% nel 2017 dallo stesso Mr. Trump, sarebbe probabilmente mantenuto anche nei prossimi quattro anni in caso di rielezione.

Entrambi questi elementi, favorendo gli investimenti e rafforzando i bilanci che sarebbero così meno gravati dalle tasse societarie, sono visti di buon occhio dai mercati.

Inoltre, guardando allo storico, dal 2016 ad oggi, sotto il mandato dell’attuale presidente, i mercati hanno avuto una buona performance con un aumento di più del 45% sull’indice di riferimento S&P 500 (che racchiude al suo interno le 500 maggiori aziende statunitensi per capitalizzazione). Ma è stato veramente solo merito della guida politica degli ultimi anni alla Casa Bianca?

Quest’ultimo interrogativo lascia spazio ad un’ulteriore riflessione.

Quanto incidono veramente le elezioni?

Sebbene le elezioni presidenziali siano di importanza evidente, il peso sul mercato delle stesse potrebbe essere meno decisivo di quanto si è spinti a credere.

Per quanto Trump provi ad attribuirsi meriti del buon andamento di Wall Street, mai come in questo periodo paiono esserci troppi fattori indipendenti dalla volontà dell’amministrazione di Washington a incidere sulle piazze finanziarie.

I tassi d’interesse portati a ridosso dello zero dalla FED (come risposta al crack finanziario del 2008) ad esempio, hanno spinto gli investitori a puntare sull’azionario dato il più difficile rendimento dei titoli obbligazionari, meno appetibili in epoca di tassi bassi.

O ancora, la stessa Borsa americana è infatti trainata dalle primissime aziende per capitalizzazione (le solite note: Amazon, Facebook, Apple, Alphabet) la cui crescita esponenziale degli ultimi anni pare non seguire né l’andamento dell’economia reale, né le dinamiche del resto dei mercati azionari, grazie ad altissimi tassi di innovazione e una posizione di controllo sempre più preponderante nei settori di riferimento.

Gravissimo sarebbe dimenticare il fattore che più ha condizionato (Covid a parte) i mercati nell’ultimo periodo: la rivalità commerciale con la Cina.

Biden, infatti, potrebbe portare sul tavolo una dialettica meno aggressiva e più ragionevole nel confronto con il colosso asiatico, in opposizione ad un atteggiamento invece spesso aggressivo del suo sfidante, il quale ha esacerbato la rivalità tra le prime due economie del mondo negli ultimi anni.

Una discussione più improntata al dialogo e meno ostinata potrebbe ridurre l’incertezza sui mercati che stanno scontando il rischio politico della situazione e che, dovesse sfuggire di mano, danneggerebbe senza dubbio l’attività economica statunitense (soprattutto il settore Tech, fortemente integrato nella sua catena del valore con la produzione cinese). Ma nonostante si possano condurre le trattative con metodi differenti, la rivalità commerciale con la Cina, soprattutto in ambito tecnologico, è destinata a caratterizzare il futuro prossimo e non solo.

E infine non possiamo dimenticarci come qualsiasi dinamica di mercato resti ancora, purtroppo, fortemente influenzata dalla pandemia di Covid e dalla tempistica di arrivo del vaccino.

Dunque, nel lungo periodo, paiono essere troppe le variabili da prendere in considerazione per capire veramente quali saranno le prospettive di crescita dell’economia e dei mercati finanziari nel loro complesso, che a loro volta sembrano prescindere (anche e persino) da chi siede nella stanza dei bottoni a Washington.

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ESG – Investire con un occhio al futuro

Giugno 14, 2020 by content

Environmental, Social, Governance; ESG è un acronimo che negli ultimi anni è diventato sempre più popolare nel mondo della finanza e degli investimenti. Già con l’aumentare della sensibilità dell’investitore medio alle tematiche ambientali queste compagnie e fondi hanno visto un aumento vertiginoso dei flussi in entrata da parte degli investitori negli anni precendenti. Questi prodotti tuttavia vengono ancora accolti con un po’ di scetticismo da molteplici professionisti, in quanto per molti il trade-off sostenibilità ritorno non è del tutto lineare. A far cambiare idea a più di qualcuno però potrebbe esserci l’attuale situazione di pandemia provocata da COVID-19.

Infatti si è osservato come nonostante il pesante calo delle borse dovuto alla riduzione sostanziale dell’attività economica, molti fondi ESG abbiano dato dei ritorni comparabili se non addirittura superiori a quelli di molte compagnie tradizionali e indici azionari come lo SP500; un fattore decisamente non di poco conto, soprattutto per un investitore in cerca di sicurezze per il futuro per sé e per gli altri. Si potrebbe infatti dire che questa pandemia sia stata il primo vero test per questi strumenti, che fin ora avevano beneficiato di condizioni economiche favorevoli (soprattutto nel mercato americano). Dimostrando la loro resilienza a movimenti avversi del mercato caratterizzati da un cambiamento drastico nei fondamentali, gli strumenti ESG potrebbero essersi guadagnati la fiducia di molti scettici e aver conquistato definitivamente coloro che già prima erano interessati a questi prodotti. Per questi motivi molti fondi ESG hanno visto un afflusso record di denaro nel primo trimestre 2020, durante il picco della pandemia. Stando a dati Morningstar, i fondi sostenibili hanno visto entrate per $45mlrd su un totale di $384mlrd del mercato globale degli investimenti; un record considerando i valori registrati negli anni precedenti. È stato poi riscontrato come la tendenza ad investire nel sostenibile sia collegata ad un’altra tendenza in movimento da molto più tempo: infatti quasi l’80% del denaro in entrata nel settore è stato investito in fondi passivi, possibilmente spinti da investitori in cerca di acquisti a prezzi convenienti grazie ai minimi raggiunti durante il periodo di massima diffusione della pandemia.

C’è poi un’ulteriore considerazione da fare: ai loro albori le compagnie ESG incentravano il loro marketing e appeal soprattutto nella “E”: Environmental. Ma in un mondo post COVID-19 la situazione potrebbe cambiare: molti investitori sono ora preoccupati non solo come l’ambiente viene trattato, ma anche come le compagnie si comportino nei confronti dei loro dipendenti. Social e Governance potrebbero dunque avere un peso ben maggiore per gli investitori e per le compagnie da adesso e per il futuro; garantire un ambiente di lavoro salutare per i propri dipendenti potrebbe aumentare considerevolmente l’immagine e la stima della compagnia, aumentando di conseguenza il numero di potenziali investitori. Questo fenomeno potrebbe però avere una duplice spiegazione: da un lato si potrebbe pensare a questi investitori come persone che guardano al futuro e in cerca di compagnie in grado di realizzare questa visione nel modo più green e socialmente responsabile che esista. Da un altro lato, qualcuno potrebbe cinicamente ipotizzare come questa preferenza per una governance sostenibile non sia altro che una forma di protezione: nell’eventualità di una seconda ondata di pandemia, le migliori società saranno infatti quelle con la maggiore attenzione al benessere e alla protezione dei propri lavoratori, che saranno incentivati a dare il massimo nonostante i difficili momenti che si potrebbero attraversare.

Quale che sia la versione corretta,  questo tipo di investimenti sembrerebbe essere qui per rimanere nel futuro.  L’idea che le compagnie debbano perseguire i profitti e gli interessi degli azionisti ad ogni costo sta lentamente declinando, passando a quella che alcuni potrebbero definire “stakeholder capitalism”. Che da questo difficile momento in cui ci troviamo in guerra con un nemico invisibile stia per nascere una nuova forma di economia e mercati finanziari dove anche l’attenzione ai vari aspetti della vita influisce pesantemente sull’andamento economico?

Fasolo Alberto

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UNA CRISI SENZA PRECEDENTI

Maggio 4, 2020 by content

“This is a crisis like no other. We have witnessed the world economy coming to standstill. We are now in recession. It is way worse than global financial crisis of 2008.”

Il Fondo Monetario Internazionale annuncia così, a metà Aprile, l’entrata ufficiale dell’economia globale in recessione, ovvero le aspettative di crescita sono passate da positive a negative per due semestri consecutivi. Ripercorrendo la storia ci sono state certamente altre crisi sanitarie, ma questa è diversa dalle altre.

In che modo questa crisi è diversa?

Le principali caratteristiche che la contraddistinguono sono:

  1. l’indistinto coinvolgimento di tutti gli Stati in modo quasi simultaneo;
  2. per contrastare il suo decorso e l’incidenza mortale del virus è necessario bloccare l’economia globale;
  3. la totale incertezza sul futuro. Ci sarà una seconda ondata di contagio? Ci sarà un vaccino nei prossimi mesi o anni?

A differenza di altri virus che hanno colpito le popolazioni, questo si è diffuso con un raggio d’azione senza precedenti grazie ad un mondo sempre più interconnesso. Una rete di collegamenti così ben strutturata e solida è stata una via preferenziale per Covid19, che è balzato da un oceano all’altro con gran facilità. Ai tempi della SARS, 17 anni fa, il mondo non era così collegato e le barriere geografiche, oggi abbattute dalla globalizzazione, erano state l’arma contro la diffusione globale del virus. Ha colpito tutti, paesi sviluppati e non, mettendo a nudo la loro totale impreparazione di fronte ad una crisi pandemica. Nessuno era pronto, nessuno di noi.

Che tipo di shock economico ci dobbiamo aspettare?

L’intensità dello shock dipende dalle caratteristiche epidemiologiche del virus, dalle risposte della politica, delle aziende e dei consumatori di fronte a questa crisi. La tipologia dello shock, invece, dipende dal danno provocato al lato dell’offerta delle economie, in particolare alla formazione di capitale. Lo shock può essere identificato con le cosiddette forme a V, U ed L. La forma V è tipica di un’economia che ha vissuto un importante rallentamento ma la crescita alla fine è rimbalzata, tornando ai livelli precedenti. E’ la previsione più rassicurante. La forma a U si distingue dalla forma a V per un danno economico maggiore, ovvero il tasso di crescita post-crisi è tornato ad aumentare ma non ha raggiunto i livelli precedenti, definendo un divario tra livelli pre e post-crisi. La forma ad L è la prospettiva peggiore, in cui il tasso di crescita è declinato, il livello produttivo non è mai tornato ai suoi livelli precedenti e la crisi ha creato danni strutturali duraturi sull’offerta. Ad oggi, nonostante si auspichi ad una ripresa a V, è difficile poter prevedere con certezza la geometria dello shock.

Fare delle previsioni è una nuova sfida?

Quello che è successo nelle ultime 10 settimane non rientrava nei calcoli di rischio. Ad oggi, per la prima volta nella storia, dichiara Kristalina Georgieva, Direttrice operativa del FMI, la proiezione dei dati economici nel futuro è più ardua che mai. Ciò che accadrà nei prossimi mesi dipende dalle risposte dei policy makers, dal decorso del virus e dalla scoperta di un vaccino. Solitamente le previsioni si basano su un modello che considera i dati epidemiologici da un lato e macroeconomici dall’altro. La sfida di oggi è riuscire ad integrare a questi dati i possibili scenari futuri, tenendo conto che non tutti i sistemi politici affronteranno la crisi allo stesso modo. L’interpretazione deve, così, conoscere nuove frontiere e creare nuovi modelli.

Ci si chiede ad esempio se, ipotizzando una situazione post-crisi con un nuovo vaccino, il consumatore avrà lo stesso atteggiamento o tenderà ad una maggiore avversione al rischio. Dobbiamo aspettarci una tendenza alla deglobalizzazione? Oppure il pragmatismo prevarrà? Solo il tempo ci darà delle risposte.

E’ chiaro che, indipendentemente dai possibili scenari futuri, l’economia dovrà ripartire in modo graduale e responsabile e ci sarà un apprendimento passo a passo, monitorando e gestendo al meglio l’inevitabile futuro aumento dei debiti nazionali, deficit, casi di bancarotta, disoccupazione e povertà.

Spesso i dati vengono confrontati con la crisi finanziaria del 2008, perché sono diverse?

“This is a crisis like no other” è stato sottolineato più volte. Innanzitutto la grande recessione del 2008 è stata provocata da una crisi finanziaria, quindi endogena al sistema economico, mentre questa recessione è causata da un evento extraeconomico.

Il tracollo del 2008 è partito da un bolla finanziaria che tramite una crisi del credito ha avuto forti ripercussioni anche sull’economia reale, che, seppur colpita, ha comunque continuato a funzionare. Quello a cui ci troviamo di fronte oggi è un arresto delle attività produttive combinata ad un drastico calo dei consumi, come conseguenza del lock down. È una crisi della domanda e dell’offerta, che comporta un congelamento dell’economia reale su larga scala. La crisi congiunta di domanda e offerta sta naturalmente portando ad una crisi del sistema finanziario. Da un lato i fallimenti nell’economia reale rendono difficile la gestione del sistema finanziario, dove le banche si ritrovano a dover fare prestiti alle imprese che non sono più in grado di far fronte alle proprie obbligazioni, dall’altro una crisi finanziaria comporta una crisi del credito (ciò che è accaduto nella crisi del 2008). Un vero e proprio effetto domino.

È uno scenario senza precedenti il cui prolungamento compromette la formazione di capitale, la crescita della produttività e la partecipazione al lavoro.

Qual è la miglior reazione a questa crisi?

Non esiste alcun manuale di politiche che si possono adottare in questo caso, non esiste una roadmap da seguire, ce la dobbiamo costruire noi. È sicuro che una condizione d’incertezza ci sarà finché l’avvento di un vaccino non ci renderà meno vulnerabili, ma il livello di allerta deve rimanere alto perché questo tipo di crisi potranno ripetersi.

Si è parlato di economia di guerra, non perché ne abbia le caratteristiche tipiche ma nell’intento di evocare una situazione straordinaria che richiede azioni straordinarie. La spesa pubblica va aumentata in modo ragionato ed attento, ben canalizzata verso imprese e famiglie che debbono poter restituire i prestiti nelle condizioni più favorevoli. Lo Stato deve intervenire come sanatore ma anche come innovatore.

“Dobbiamo inventare una saggezza nuova per una nuova era. E nel frattempo, se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disobbedienti agli occhi dei nostri progenitori”. Keynes si esprimeva così, ricordandoci che da questo dramma può nascere l’occasione di riflettere su nuovi modi di vivere e di convivere con questo tipo di avvenimenti. 

Monica Girardi

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Quando il gioco si fa duro, il mondo inizia a giocare: I videogiochi ai tempi del COVID-19

Aprile 6, 2020 by content

Le misure drastiche di quarantena  adottate da molti governi per fermare COVID-19 stanno mettendo a dura prova l’economia globale, dalla produzione di materie prime a servizi secondari come ristoranti ed attrazioni turistiche, nessuno sembra essere immune dal contagio ed i suoi effetti. Nonostante il virus stia mettendo in ginocchio l’economia, qualcuno sta festeggiando.

Con l’introduzione della quarantena, molte abitudini sono state completamente stravolte forzando chiunque a rimanere chiuso in casa. Finalmente tutti quanti abbiamo un sacco di tempo libero per dedicarci a tutti quegli hobby e piccole faccende che abbiamo sempre posticipato. Qualcuno si è improvvisato giardiniere. Qualcuno pasticciere. Altri invece hanno cercato di combattere la noia come dei veri spartani: allenandosi. E così abbiamo passato almeno un paio di giorni senza preoccuparci, “facile” si sarà detto qualcuno. Le ultime parole famose. Dopo un paio di giorni (per i più fortunati), le cose da fare si sono ridotte drasticamente; tutte quelle note nella lista “da fare” sono ormai completate o ci richiedono di uscire di casa in qualche modo. L’unica cosa rimasta è veramente tanto tempo libero senza sapere cosa fare. Ed è proprio in questo momento che in soccorso di molti arrivano dei vecchi amici d’infanzia (che forse amici lo erano anche prima della quarantena): I videogiochi. Sono proprio loro i protagonisti di questa quarantena, nonché vincitori (dal punto di vista economico) della situazione creata dal virus cinese in tutto il mondo.

Se infatti quasi tutta l’economia globale soffre in questa situazione di quarantena e distruzione dei movimenti, molte software house, game developers e piattaforme di gioco stanno registrando record di vendite e partecipazione d’utenza nelle ultime settimane. Uno degli esempi più rilevanti è Tencent Holdings ltd., fondo di investimento quotato ad Hong Kong specializzato nell’acquisizione e gestione di case produttrici e sviluppatori di videogiochi: durante la fase iniziale di contagio nell’area asiatica ha visto le proprie azioni aumentare di valore, segno che gli investitori più attenti prevedevano un aumento dei giocatori già all’inizio di Gennaio. Ma Tencent non è l’unico a festeggiare: Steam, nota piattaforma di vendita virtuale di giochi controllata da Valve,  ha annunciato pochi giorni fa un record storico di utenti attivi nella piattaforma, quasi 22 milioni il 25 Marzo, conseguito dopo altri record storici nei giorni precedenti.

Non sono solamente i giochi ad essere in prima pagina in questa quarantena: molte applicazioni hanno visto il loro numero di utenti attivi aumentare vertiginosamente. App per video conferenze come Zoom e Skype oppure per ordinare cibo rimanendo a casa come UberEat e Deliveroo sono diventate immediatamente molto più popolari negli store, con numerose persone in cerca di alternative per passare il tempo, vedere gli amici o per non rinunciare alla classica cena “fuori casa”.

Ironia della sorte, una delle app che durante questo periodo di pandemia è diventata virale è stato il gioco Plague inc. introdotto nell’app store in Maggio 2012. Il gioco simula una situazione di pandemia globale, dove il giocatore è in controllo del virus e della sua evoluzione, il tutto in una simulazione “realistica” dove l’obbiettivo finale è non lasciare nessun essere umano in vita. Pur quanto nessuno si auguri che questo accada nel mondo reale, il gioco fa riflettere molto sulla situazione attuale, permettendo a tutti quanti di capire quanto sia difficile combattere un nemico impercettibile ma allo stesso modo quanto un cambiamento temporaneo quanto deciso delle nostre abitudini, assieme alla ricerca scientifica, possano ostacolare il cammino di questo insidioso virus.

Fasolo Alberto

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