Francesco Casarella

Se guardiamo ai Paesi finanziariamente più educati, non strabuzziamo gli occhi vedendo ai primi posti Germania, Stati Uniti, Canada, Norvegia, Svezia. L’Italia è ben indietro ma qualcosa si muove e i trend cambiano.

Tra tutti i nostri relatori più giovani abbiamo il piacere di ospitare Francesco Casarella. Qualche anno fa la sua idea ha preso forma e nome: Colazione a Wall Street. Tutto è iniziato con un ragazzo di Trieste che ogni mattina postava un video di qualche minuto sui social spiegando la finanza in parole semplici, ecco come anche concetti difficili diventavano facilmente comprensibili per tutti.

La finanza ormai fa parte della nostra vita di ogni giorno. Dopotutto, quante volte sentiamo parlare di pagamenti, banca e investimenti? Sarà sempre così o qualcosa deve cambiare? E se fossimo proprio noi i primi a dover cambiare? Proprio Colazione a Wall Street ha da tempo risposto a queste domande, e ha trovato grande seguito alle sue iniziative.

Francesco Casarella sarà ospite all’INVEF per spiegare come cambierà nei prossimi anni la consulenza finanziaria, in una tavola rotonda con figure molto diverse dalla sua.

Durante un colloquio abbiamo avuto il piacere di strappare qualche anticipazione ai temi che tratteremo sul palco il 4 aprile, ormai prossimo. Ecco un assaggio di cambiamento visto da un consulente finanziario

Ci parli della Sua esperienza. Dai banchi di scuola al ruolo a cui è arrivato oggi. Le scelte che ha fatto anni fa in ambito accademico sono state un vantaggio per il Suo percorso professionale? Cosa consiglia a chi vorrebbe seguire un percorso analogo?

Ho iniziato con il diploma di perito in elettronica e comunicazioni, se andiamo a vedere il mio percorso formativo è stato un po’ anomalo. Vista la giovane età l’avevo fatto per seguire i miei amici, come spesso succede. La maggior parte dei miei compagni delle medie andava a studiare lì e quindi anche io non sapendo bene cosa scegliere ho deciso di prendere quella strada lì.

Poi mi sono accorto che non era il mio settore e quindi ho dirottato tutte le mie passione e competenze in ambito economico. Mi sono laureato in Economia e Commercio, indirizzo economia e commercio internazionale, a Trieste. Il classico percorso di Economia e Commercio insomma.

Dopodiché ho proseguito con gli studi a Torino in un percorso di Finanza Aziendale e Mercati Finanziari […].

Durante questo percorso di studi ho avuto la fortuna di essere chiamato da alcune azienda, tra cui prima Unicredit e dopo FIAT. Questo mi ha permesso di entrare da subito nel mondo del lavoro […].

Ho iniziato con uno stage in Unicredit, mi occupavo di contabilità degli ATM, degli sportelli bancomat insomma. Da lì, appena finito lo stage, mi ha chiamato FIAT dove ho fatto ben 5 colloqui per arrivare allo stage. Mi ricordo benissimo il quinto colloquio, pensavo fosse solo una formalità e invece è arrivato un manager di Pomigliano che mi ha fatto sedere in un’aula vuota dove eravamo solo io e lui. Senza aggiungere molto altro al “Buongiorno” ha detto: “adesso lei mi deve dire senza aver accesso al computer o giornali il fatturato di Nike Italia per le sole scarpe da calcio”. Penso sia stato il colloquio più strano che mi sia mai capitato. Alla fine, sono riuscito a trovare una risposta di ragionamento, il numero non lo sapeva neanche lui ovviamente.

Ho iniziato un percorso “talent” in FIAT ma, nel mentre dello stage è giunta la chiamata di Deutsche Bank a Udine. Ho mollato tutto e sono tornato vicino casa […], si trattava di un tempo indeterminato in una delle banche più importanti al mondo. Le scelte di vita sono anche queste, no? Il mondo del lavoro soprattutto per i giovani non è mai facile e quando ti chiama Deutsche offrendoti subito un contratto a tempo indeterminato capisci che è un’occasione più unica che rara.

Ho iniziato e ho fatto tutta la trafila classica: sono partito dalla cassa. Un po’ avevo già appreso delle nozioni all’università ma come sempre accade quello che ti insegnano non è direttamente applicabile nel mondo lavorativo. Successivamente da cassiere sono passato a gestore family, occupandomi di tutta la clientela con una fascia di patrimonio che va da 0 a 70 mila euro.

Quest’ultima è stata un’esperienza utilissima perché ho visto il mondo della finanza a tutto tondo: non solo la parte investimenti ma anche mutui, prestiti, rami assicurativi. Insomma, ho iniziato a conoscere gli strumenti finanziari in dettaglio e nella pratica.

Il mio percorso lavorativo è proseguito specializzandomi, soprattutto per passione, in ambito investimenti. Ho preso in mano una parte di clientela più selezionata. Questo è stato il vero momento in cui ho scoperto cosa significa essere “consulente finanziario”. Inizialmente ero un gestore di investimenti, ovvero un ruolo più tecnico; con il tempo e l’esperienza mi sono accorto di quanto fosse importante la parte relazionale. A quel punto, ho superato l’esame di abilitazione e sono diventato effettivamente consulente finanziario.

Infine, da Deutsche Bank sono passato a Credit Agricole dove lavoro tuttora. Il mio ruolo è quello di consulente finanziario, mi dedico ad un target di clientela di fascia alta perché sono clienti con portafogli intorno ai centocinquanta mila euro. In questo modo ho potuto proseguire la mia attività che tutt’oggi faccio e che adoro.

A chi vorrebbe intraprendere un percorso come il mio consiglio di non sottovalutare mai l’apprendimento e l’aggiornamento: è importante essere sempre al passo e rinnovare le proprie conoscenze e competenze. Uno dei metodi migliori è confrontarsi con persone che ne sanno più di noi. Infine, seguire i mercati è difficile perciò devi amare quello che fai.

Lei ci ha parlato di consulenza finanziaria, è il Suo lavoro da un po’ di anni ormai. Perché è importante il Suo ruolo? Cosa cerca in un cliente?

È importante come professione perché se fatta nel modo giusto e in modo etico, e ci tengo a sottolineare la seconda, può fare la differenza nella vita della persona.

Mi spiego meglio, se tu fai in modo onesto e competente il mio lavoro cambi la vita di una persona perché potrà permettersi certe cose che nella vita, senza di te, non avrebbe potuto fare.

Chiaramente sto parlando da un punto di vista economico. Fa tutta la differenza del mondo, all’opposto abbiamo visto che la gente o per il “fai da te” o per casi di consulenti non professionali rischia anche di rovinarsi la vita. È molto importante che venga fatto nella giusta maniera.

Nella scelta del cliente ci tengo a non guardare solo alla soglia di capitale investito, che è un indicatore più che una regola. Ho la fortuna, anche grazie a Colazione a Wall Street, di potermi scegliermi i clienti e che loro sanno già chi sono. Perciò, una delle cose che cerco tantissimo nel cliente è che loro si affidino a me nelle scelte ma devono essere parte attiva nel processo di investimento. Non sceglierò mai un cliente che mi dice: “Eccoti i miei soldi, decidi te come investirli”.

Voglio che mentre io faccio il mio lavoro il mio cliente impari, ovvero che accresca la sua cultura finanziaria. Il consulente finanziario deve diventare una sorta di mentore.

Se poi entriamo nel dettaglio per area geografica è ancora più importante: nel nostro paese il livello cultura finanziaria è bassissimo. Il fatto di dire che l’argomento non interessi la gente non li giustifica ad arrendersi. È più facile tirare avanti pensando che le cose non andranno mai bene piuttosto che impegnarsi, metterci la testa e migliorare.

Si parte proprio da un approccio sbagliato di base, e perciò il consulente deve convincere il cliente che quello che fa è tutto nel suo interesse.

Colazione a Wall Street sta prendendo il largo. Come è nata? Qual è l’obiettivo di questa iniziativa? Perché sta avendo questo seguito e questo successo?

Colazione a Wall Street nasce con l’obiettivo di portare educazione finanziaria nelle tavole, visto che parliamo di colazione e quindi di cucina, di più italiani possibile. E questo perché? Il motivo è semplice, perché se più persone sono finanziariamente educate, più gestiscono i loro soldi in maniera corretta e più il sistema paese, nel suo complesso, ne beneficia.

Come si dice: “la somma fa il totale”. Perciò sono convinto che siamo un popolo di risparmiatori, è ora di diventare un popolo di investitori.

Se ognuno nel suo piccolo riesce a migliorare la propria situazione finanziaria l’intero sistema migliora. […]

Le nostre iniziative hanno più seguito di quanto ci aspettassimo innanzitutto grazie alle numerose collaborazioni che abbiamo in essere e che arriveranno più avanti. Secondo e non meno importante è il “cosa”, portare educazione finanziaria a più persone possibili, e il “come”. Abbiamo cercato di creare un modello vincente, non è stato facile perché siamo coscienti che in Italia la gente non è molto interessata a queste tematiche.

Abbiamo dovuto trasmettere le informazioni nel modo più vicino alle persone. Ci siamo accorti che la finanza fa un grande errore: pensare di far parte del mondo finanziario per troppo tempo ha voluto dire essere una spanna sopra tutti. In verità fai apprendimento quando la gente ti sente vicino, quando tocchi il loro mondo. Ecco perché la cucina e la colazione, sono due cose che in Italia vanno molto.

Ha mai partecipato ad eventi simili all’Invenicement Economic Forum? Quali sono le motivazioni che la spingono a partecipare? Quali sono le Sue aspettative per l’INVEF 2019?

Si, sono già stato a Ca’ Foscari a settembre scorso all’evento “Next Gen”. Poi sono stato ospite all’Università Cattolica di Milano, dove ho presentato il libro di Colazione a Wall Street. Sono stato due volte ospite dell’Università di Trieste.
Vengo all’INVEF con l’intento di convincere più persone possibili che c’è bisogno di consulenza finanziaria e ci sono dei professionisti validi.

L’esempio si da con le azioni e non con le parole, ecco perché tutti i giorni esiste Colazione a Wall Street.

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