Leggi come introduzione il nostro precedente articolo: Il dollaro americano: la valuta più potente al mondo
Ad oggi, anche se non agli stessi livelli del dopoguerra, il dollaro americano è la valuta più potente del mondo, e su questo non si discute.
Gli Stati Uniti di questo ne hanno beneficiato e ad oggi si confermano una delle economie più rilevanti al mondo. Due sono le considerazioni da fare: 1) L’America è potente in quanto tale, un’astuta pianificatrice; 2) L’America è potente perché è patria della FED.
Torniamo un pochino indietro nel tempo, alla fine della Seconda guerra mondiale, e proviamo ad immaginare economie come la Germania, la Francia, l’Italia, che, vincitori o vinti, si ritrovavano in gravissime condizioni. Vite ed economie da ricostruire. C’era bisogno di aiuto e in qualche modo bisognava ripartire, ma una ricostruzione basata sui propri fondi era impensabile.
Oltre oceano c’erano i potenti Stati uniti, che nonostante la loro partecipazione alla guerra, continuavano ad avere un’economia solida e prosperosa. Già durante la guerra si erano vestiti del ruolo di soccorritori nei confronti dei paesi europei ed ancora una volta, anche se in modo forse un po’ più inusuale, decisero di prestare aiuto ad un Europa in disperato bisogno di importare. Aprirono, così, le porte dei propri mercati a tariffe praticamente gratuite e pattuirono il famoso accordo di Bretton Woods (da ora BW). Vennero inoltre istituite delle organizzazioni come la World Bank, la World Trade Organization o WTO e l’IMF o Fondo monetario internazionale affinché elargissero prestiti alle economie europee.
Tutto ciò aveva permesso all’Europa di raccogliere le proprie forze e ripartire per la grande ricostruzione. Nessuno aveva potuto lamentarsi, alla richiesta di aiuto c’era stata una risposta pronta ed efficace.
Mentre l’Europa sospirava, l’America conquistava. Di certo tutto ciò non era un’opera di carità, specialmente se parliamo di Stati Uniti d’America, bensì un piano che prevedeva di fornire aiuto economico in cambio di controllo. Fu così che si siglarono una serie di accordi ed iniziative, quali:
- L’accordo di BW con il quale si auto confermò a quel tempo come l’unico Stato che poteva coniare nuova moneta per fini commerciali internazionali. Ora non esiste più questo accordo, ma l’America e la sua moneta rimangono due colossi mondiali.
- L’istituzione, sotto il suo controllo, degli organismi finanziari sopracitati, ad oggi non più con le stesse funzioni iniziali, ma pur sempre vigenti e attivi.
- L’istituzione della NATO, organismo atto a preservare la sicurezza globale, ovvero un sistema di controllo tutto americano.
- L’apertura delle porte dei suoi mercati per esportare prodotti ai paesi Europei, a patto che i trasporti venissero effettuati tramite navi americane, avendo così il pieno controllo degli scambi commerciali.
All’Europa non era stato chiesto nulla in cambio in termini economici, ecco perchè definirlo un inusuale aiuto: sotto le vesti di una donazione, c’era un piano di conquista del controllo finanziario e della sicurezza mondiale. Tutto ciò che riguardava la valuta, il commercio estero e la sicurezza era sotto il controllo di Washington.
Si andava così delineando una struttura di politica internazionale che vedeva l’America al vertice e alla base tutti gli altri paesi. A parte questo, l’Europa non poteva che essere riconoscente degli aiuti ricevuti ed il commercio internazionale aveva raggiunto livelli mai visti prima. Non c’era motivo di opporsi a questa nuova politica, tanto che anche paesi come il Giappone decisero di firmare il patto di BW perché significava essere parte di un grande meccanismo che avrebbe portato benefici a chiunque ne avesse preso parte.
Il ruolo dell’America nel 2019 non è più lo stesso. Ci sono economie emergenti dalle quali si sente minacciata, ci sono valute che stanno aumentando il loro potere di scambio e ci sono dinamiche geo politiche diverse. Nonostante ciò rimane ancora oggi la più potente, non stabilendo più da un lato, l’ordine monetario, vista la caduta dell’accordo di BW, ma la “sicurezza” è sicuramente gran parte ancora sotto il suo controllo. Guerre tecnologiche, guerre dei dazi, sono tutte sintomo della paura di perdere tutto ciò che finora è riuscita a conquistare.
L’America è potente perché qui si colloca l’istituto finanziario più influente del mondo, la FED o Federal Reserve, una Banca le cui decisioni e scelte sono attese da tutto il mondo vista la loro influenza globale.
Dopo la crisi del 2008, le decisioni della FED caratterizzarono i primi importanti step per la ripresa, per il riassetto delle condizioni finanziare della maggior parte delle banche mondiali. Ciò che è accaduto, di fatto, ha reso il dollaro e la FED più potenti, perché tutto il sistema bancario mondiale ha, paradossalmente, ancor più di prima, fatto affidamento sul dollaro, aumentando il proprio debito in valuta americana. Tra le varie manovre messe in atto per prevenire una crisi di liquidità come quella vissuta durante il crash, c’è stato l’aumento del cosiddetto Fed Fund Rate, ovvero il tasso di interesse sugli scambi interbancari. Risultato? Prendere in prestito dollari è diventato ancora più oneroso.
Le politiche monetarie della FED hanno un impatto globale rispetto alle altre banche centrali, come appurato nell’articolo precedente, ci sono però alcune considerazioni da fare. Gran parte di coloro che richiedono prestiti nei paesi emergenti lo fanno in dollari perché significa avere accesso a mercati più liquidi e grandi, proteggendo il prestito da eventuali brusche fluttuazioni dei tassi di cambio delle valute locali minori. La maggior parte di questi investitori, ad esempio aziende, mantiene il proprio business in valuta locale. Questo vuol dire che il tasso di interesse a cui l’investimento dell’azienda è sottoposto è il prezzo del prestito in termini di valuta locale. Perciò, se la Fed riduce i tassi di interesse, e quindi il costo del prestito dovrebbe ridursi, l’investitore può non beneficiarne, perché l’investimento è esposto all’andamento del tasso di cambio valuta locale/USD. Se si prevede un apprezzamento del dollaro, quel prestito sarà più oneroso in termini di valuta locale. Ecco che quindi le decisioni della FED sono solo uno dei tanti fattori che gli investitori da tutto il mondo devono considerare, come l’andamento dei tassi di cambio e le risposte politiche delle altre banche centrali rispetto a determinate decisioni della FED.
Ancora una volta: perché America in quanto tale, perché patria della FED e perché coniatore di dollari, fattore che gli dona l’esorbitante privilegio di emettere debiti nella propria valuta e di gestire persistenti deficit apparentemente senza conseguenze.
L’America fa eccezione, sempre.
L’IMF e la WTO sono nate con l’accordo di BW e avrebbero dovuto essere dismesse quando l’accordo è venuto a mancare, alcuni analisti criticano, eppure sono ancora in piena attività.
Ha un debito che supera i 22 mila miliardi di dollari, ma la sua economia è ancora considerata la più solida. Non si è mai smesso di investire in America, nemmeno dopo il 2008, anzi, come abbiamo visto, paradossalmente si è iniziato ad investire di più.
L’America va oltre i modelli economici, spiega fenomeni che non sono spiegabili con le teorie economiche tradizionali. Uno stato con una yield curve negativa non può essere considerato un’economia solida, eppure il comportamento degli investitori dimostra il contrario. È vero, però, che la crisi del 2008 ha dimostrato che anche le teorie economiche keynesiane non sono infallibili ed al giorno d’oggi il sistema finanziario è talmente complicato, intrecciato ed imprevedibile che risulta sempre più difficile trovare una spiegazione a tutto ciò che accade.
“We are gonna make America, great again!” Trump continua ad affermare. Un motto e un presidente che rappresentano in tutta la loro interezza lo spirito di un’America potente e che continua a volersi affermare nel mondo ma che si ritrova a difendere il suo dominio con tutti i mezzi a sua disposizione contro grandi giganti economici oltreoceano che avanzano e destano non poca preoccupazione.