Non sono molti gli indici e i valori che in ambito finanziario rivestono un ruolo importante come quello del LIBOR, caposaldo del mondo bancario, con il quale tutti prima o poi nella vita, direttamente o non, ci ritroviamo ad avere a che fare. Il LIBOR (London InterBank Offered Rate), nelle sue numerose varianti di durata e valuta, da decenni riveste fondamentale importanza quale sottostante in molteplici strumenti finanziari, per un valore complessivo che si aggira attorno ai 350 miliardi US$, oltre ad essere un riferimento molto comune nel calcolo degli interessi di finanziamento di ogni genere. Nato dalla mente geniale di un banchiere greco nella City di Londra, alla ricerca di un metodo sicuro per poter finanziare dei progetti di sviluppo in Iran (essendo il Paese soggetto già da allora ad un elevato rischio di insolvenza) “the Greek banker” risolse la situazione limitando l’esposizione dei singoli prestatori con un finanziamento erogato parzialmente da diversi istituti bancari, con un tasso di interesse variabile che riflettesse le mutevoli condizioni di mercato, determinato a scadenze prefissate dalle banche prestatrici. Una formula semplice che nel suo piccolo ha cambiato il mondo. Sorge allora spontaneo chiedersi il perché dell’annuncio di Andrew Bailey, CEO dell’Autorità di Condotta Finanziaria, in merito al definitivo pensionamento nel 2021 del LIBOR, ancor più insolita a prima vista in ragione della diffusione di contratti derivati e prestiti basati tutt’oggi su tale indice. Nessuno in realtà si è sorpreso nell’ambiente e anzi molti auspicavano in un intervento così radicale e decisivo. Ma per capire il motivo di questa scelta dobbiamo fare un passo indietro, capendo come questo tasso viene determinato oggi.
La gestione del LIBOR relativamente ad una data divisa (sterline, US$…) è affidata in poche parole ad un pool di grandi banche, esattamente come avveniva nel famoso prestito iraniano. Barclays, UBS, JP Morgan e molti tra i principali market maker del settore, comunicano alla British Banker Association (BBA) a Londra le stime del valore del possibile tasso di interesse, del costo, di un eventuale prestito interbancario a determinate scadenze, sulla base delle attuali e reali condizioni di mercato. Successivamente la BBA si occupa della raccolta dei dati, determinando una media con taglio dei valori estremi (qualche “furbetto” infatti potrebbe decidere di utilizzare un tasso più elevato, attraverso un valore “estremo” che vada a falsare la reale situazione).
Tutto sembra andare per il meglio fino a quando, a seguito di intercettazioni e indiscrezioni di “pentiti” emerge la scomoda verità: il sistema così collaudato presenta in realtà grosse falle, portando alla luce accordi segreti tra banche per alzare artificiosamente i valori dei tassi a loro piacimento, in base alle loro esigenze, o agendo nel senso opposto, andando a comunicare tassi di interesse più bassi, esibendo verso l’esterno una situazione di solvibilità migliore di quella effettiva. Tutto ciò si riflette sull’innalzamento e ribassamento del costo del denaro, nonché nei valori di swap e altri strumenti finanziari, con conseguenze anche sul piano dell’economia reale delle famiglie e delle imprese che vedono erodere da questo meccanismo pilotato i propri risparmi. Il LIBOR infatti viene spesso, nelle sue diverse articolazioni, utilizzato da banche ed istituti di credito proprio come valore di riferimento (usualmente LIBOR + spread deciso dalla banca in base al soggetto richiedente) per il calcolo degli interessi su prestiti e finanziamenti di ogni genere, ed inevitabilmente un suo innalzamento provoca un inasprimento generale del costo del debito per le imprese e per le famiglie.
Tra processi e multe milionarie, il problema viene portato alla luce, mostrando tutte le problematiche che questo sistema presenta alle stesse fondamenta. Spesso alcuni di questi tassi risultavano quasi totalmente distaccati dalla realtà, dal momento che potevano passare dei giorni prima che un determinato tipo di prestito venisse effettivamente richiesto a livello interbancario da un operatore finanziario. Numerose sono le intercettazioni dove alcuni trader di queste banche si accordano telefonicamente o via mail per cercare di aggiustare i tassi in modo da rendere profittevoli le loro posizioni, andando a falsare le medie della BBA con comunicazioni pilotate di comune accordo verso l’ente.
Ma come fare se questo sistema chiaramente non funziona? Tra le molte ipotesi che circolavano, alla fine ogni dubbio è stato risolto dall’annuncio del pensionamento del LIBOR. Il dubbio è su chi cadrà il pesante lascito: sempre più concreta si fa strada l’ipotesi dell’adozione del SOFR (Secured Overnight Financing Rate), un tasso di interesse utilizzato nel Treasury Repurchase Market, immenso mercato (Repo Market) dove banche ed investitori prestano o ricevono degli asset impegnandosi a riacquistarli ad un prezzo più elevato in seguito (includendo in questo modo una sorta di interesse implicito nella transazione). Di fatto la robustezza è comprovata, dato l’immenso traffico di scambi, per un valore stimato pari a circa 800 miliardi US$ ogni giorno. Già alcuni operatori si stanno convertendo al nuovo riferimento per i loro strumenti derivati, anche se meno delle aspettative: trovare infatti sul mercato derivati aventi come sottostante il SOFR non è così comune, in quanto ancora oggi si tende a prezzare utilizzando il LIBOR come benchmark; lo stesso si può dire di prestiti e finanziamenti. Il che comporta un grosso problema, che al momento non è ancora del tutto chiaro come verrà risolto: cosa accadrà ai contratti redatti sul LIBOR come riferimento? Come verrà gestito il passaggio al nuovo indice, non essendoci in molti dei contratti pendenti ancora nessuna indicazione in merito a questo inevitabile passaggio? I mesi che seguiranno delineeranno il nuovo contesto nel quale ci si troverà ad operare, con l’auspicio di andare incontro ad un mercato per quanto possibile libero da distorsioni fraudolente, come nell’idea che ha dato vita al LIBOR decenni orsono.
Matteo Mamprin