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Umberto De Ambrosi

L’intelligenza artificiale: una risorsa o una minaccia? Can The Matrix beReal?

Dicembre 21, 2022 by Umberto De Ambrosi Lascia un commento

ATTNZIONE:⚠️

Questo articolo e le sue grafiche sono state redatte con l’ausilio di tool di Intelligenza Artificiale. All’intero dell’articolo sono presenti, volutamente errori di battitura per identificare il passaggio umano.

Categorie di intelligenza artificiale 🤖

Esistono diverse categorie di intelligenza artificiale, a seconda del modo in cui vengono classificate. Un modo comune per classificare l’intelligenza artificiale è in base al livello di autonomia e al grado di interazione con l’ambiente esterno.

In base a questa classificazione, esistono tre tipi principali di intelligenza artificiale:

 

  1. Intelligenza artificiale debole o limitata: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che sono progettati per svolgere compiti specifici e sono generalmente meno autonomi rispetto agli altri tipi di intelligenza artificiale. Ad esempio, un robot che è programmato per assemblare componenti in una fabbrica potrebbe essere considerato un esempio di intelligenza artificiale debole.

  2. Intelligenza artificiale generalizzata: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che sono in grado di svolgere una varietà di compiti diversi e di adattarsi a situazioni nuove e imprevedibili. Questi sistemi sono più autonomi rispetto agli altri tipi di intelligenza artificiale e possono essere utilizzati in molti contesti diversi. Ad esempio, un assistente virtuale come Siri o Alexa potrebbe essere considerato un esempio di intelligenza artificiale generalizzata.

  3. Intelligenza artificiale superintelligente: si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che hanno un livello di autonomia e di capacità di adattamento superiore a quello degli altri tipi di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale superintelligente è ancora oggetto di speculazione e di dibattito tra gli esperti, ma in teoria potrebbe essere in grado di superare l’intelligenza umana in una o più aree. Tuttavia, non esiste ancora un sistema di intelligenza artificiale che possa essere considerato veramente superintelligente.

Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere classificata in altri modi, ad esempio in base al modo in cui viene utilizzata (ad esempio, intelligenza artificiale di supporto, intelligenza artificiale collaborativa, intelligenza artificiale autonoma) o in base al modo in cui viene implementata (ad esempio, intelligenza artificiale basata su regole, intelligenza artificiale basata sui dati, intelligenza artificiale basata sull’apprendimento).

 

 

Chat GPT 💬

Chat GPT è la novità del momnto! GPT, ovvero Generative Pre-trained Transformer, è un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI che utilizza la tecnologia delle trasformazioni per generare testi di alta qualità. È stato progettato per essere addestrato su grandi quantità di dati e in grado di eseguire diverse attività di elaborazione del linguaggio, come la traduzione, la scrittura di testi e la risposta a domande.

Per accedere a questo super-tol di intelligenza artificiale il link è il seguente:

LINK 

Il problem solving sarà ancora una skill da inserire nel CV? 😌

L’intelligenza artificiale (AI) può essere utilizzata per risolvere una vasta gamma di problemi e svolgere una varietà di attività. Alcune delle cose che si possono ottenere con l’AI includono:

  1. Automazione di processi ripetitivi e noiosi: l’AI può essere utilizzata per automatizzare compiti ripetitivi e noiosi, liberando il tempo degli esseri umani per concentrarsi su compiti più importanti e stimolanti.

  2. Analisi dei dati: l’AI può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, estraendo informazioni significative e facendo scoprire pattern e tendenze che potrebbero essere difficili da individuare manualmente.

  3. Previsione e decisione supportate dai dati: l’AI può essere utilizzata per fare previsioni su eventi futuri e supportare le decisioni basate sui dati, ad esempio nel settore finanziario o nella pianificazione delle risorse.

  4. Assistenza alla customer experience: l’AI può essere utilizzata per fornire assistenza ai clienti, ad esempio attraverso chatbot che possono rispondere alle domande dei clienti e fornire informazioni sui prodotti o servizi.

  5. Sviluppo di nuove tecnologie: l’AI può essere utilizzata per sviluppare nuove tecnologie e soluzioni innovative in diverse aree, come la medicina, l’energia, i trasporti, l’agricoltura e molti altri settori.

Mondo del lavoro 💼

L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto crescente nel mondo del lavoro. Da un lato, l’AI può automatizzare molti processi lavorativi e rendere le attività più efficienti. Dall’altro, c’è il rischio che l’AI possa sostituire alcuni lavori umani, creando preoccupazione per la perdita di posti di lavoro. Tuttavia, l’AI può anche creare nuove opportunità di lavoro, ad esempio nello sviluppo e nella manutenzione di sistemi di AI. Inoltre, l’AI può aiutare a liberare i lavoratori dalle attività ripetitive e a concentrarsi su compiti più creativi e impegnativi. È importante che le società e i governi lavorino insieme per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità dell’AI nel mondo del lavoro in modo equo e responsabile.

“Vedo il momento in cui saremo per i robot cosa sono i cani per gli umani e io faccio il tifo per le macchine.”

Claude Shannon, il padre della teoria dell’informazione

Vantaggi dell’intelligenza artificiale per le aziende 🗃️

L’intelligenza artificiale (AI) può offrire una serie di vantaggi per le aziende, alcuni dei quali sono i seguenti:

  1. Maggiore efficienza: l’AI può aiutare le aziende a ottimizzare i processi e ad automatizzare compiti ripetitivi, liberando il tempo degli esseri umani per concentrarsi su compiti più importanti e stimolanti.

  2. Analisi dei dati: l’AI può aiutare le aziende a analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, estraendo informazioni significative e facendo scoprire pattern e tendenze che potrebbero essere difficili da individuare manualmente.

  3. Migliore decisione supportata dai dai: l’AI può aiutare le aziende a fare previsioni su eventi futuri e supportare le decisioni basate sui dati, ad esempio nel settore finanziario o nella pianificazione delle risorse.

Come integrare l’intelligenza artificiale nella propria azienda 👨‍💼

Per integrare l’intelligenza artificiale (AI) nella propria azienda, è necessario seguire alcuni passaggi:

  1. Identificare le opportunità di utilizzo dell’AI: la prima cosa da fare è identificare le opportunità di utilizzo dell’AI all’interno dell’azienda. È importante considerare i compiti che possono essere automatizzati o ottimizzati attraverso l’AI, nonché le aree in cui l’AI può offrire un vantaggio competitivo.

  2. Stabilire una strategia di AI: una volta individuate le opportunità di utilizzo dell’AI, è importante stabilire una strategia per l’utilizzo dell’AI all’interno dell’azienda. Questa strategia dovrebbe includere gli obiettivi dell’azienda per l’AI, i modelli di business che verranno utilizzati e come l’AI sarà integrata nei processi aziendali esistenti.

  3. Avere u team di AI: per implementare l’AI nella propria azienda, sarà necessario formare un team di AI composto da esperti di intelligenza artificiale e da membri del team aziendale che possano utilizzare l’AI per ottenere il massimo vantaggio per l’azienda.

  4. Implementare l’AI e monitorare i risultati: una volta selezionate le tecnologie e gli strumenti di AI e formato il team di AI, sarà necessario implementare l’AI nella propria azienda e monitorare i risultati per valutare l’efficacia dell’AI e apportare eventuali modifiche.

Considerazioni etiche sull’IA in azienda 📛

L’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più diffusa nell’ambito aziendale e può offrire numerosi vantaggi, come l’automazione di processi ripetitivi, l’analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tuttavia, l’utilizzo dell’AI in azienda solleva anche alcune preoccupazioni etiche. Ad esempio, è importante che l’AI sia trasparente nella sua operatività e che le decisioni basate sull’AI siano comprensibili. Inoltre, chi utilizza l’AI in azienda è responsabile degli impatti delle sue decisioni sui dipendenti, i clienti e la società in generale. Altre considerazioni etiche da tenere presente sono la privacy, la sostenibilità, l’equità e l’umanizzazione dell’AI. È importante che le aziende prendano in considerazione queste questioni etiche e adottino misure per garantire che l’AI venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani.

L’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte 🖼️ (nell’articolo puoi trovare qualche esempio di arte digitale)

L’intelligenza artificiale (IA) sta diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana e sta anche influenzando il mondo dell’arte in molti modi. Uno dei modi in cui l’IA viene utilizzata nell’arte è la creazione di opere d’arte autonome. Ad esempio, alcuni artisti utilizzano l’IA per addestrarla con migliaia di opere d’arte esistenti, in modo da poter creare nuove opere che incorporino elementi dello stile e della tecnica di artisti famosi. L’IA può anche essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati sull’arte, come il numero di vendite di opere d’arte di un determinato artista o le caratteristiche stilistiche di una determinata corrente artistica. Questo può essere molto utile per gli artisti, i critici e gli studiosi, che possono utilizzare queste informazioni per comprendere meglio le tendenze artistiche e fare previsioni sui futuri sviluppi dell’arte.

Inoltre, l’IA può essere utilizzata per aiutare a conservare e restaurare le opere d’arte, ad esempio analizzando immagini di opere danneggiate per determinare come ripararle o utilizzando algoritmi di riconoscimento delle immagini per identificare opere d’arte rubate o perdute. L’IA può anche essere utilizzata per promuovere l’arte online, ad esempio consigliando opere d’arte in base alle preferenze dell’utente o creando pubblicità personalizzate per gli spettacoli d’arte. Infine, l’IA può essere utilizzata per creare esperienze di arte interattive, ad esempio utilizzando algoritmi di riconoscimento delle immagini o del movimento per far reagire le opere d’arte in modo dinamico alle azioni dell’utente.

Tuttavia, l’utilizzo dell’IA nell’arte solleva anche alcune questioni etiche e sfide che dovranno essere affrontate. Ad esempio, c’è il rischio che l’IA possa sostituire gli artisti umani o che possa essere utilizzata per creare opere d’arte che non sono eticamente accettabili.

Nel seguente articolo troverai modi per sfruttare l’intelligenza artificiale per creare arte anche tu:

LINK

 


Conclsioni

In conclusione, l’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più diffusa in diverse aree aziendali e sta dimostrando di essere in grado di offrire numerosi vantaggi, come l’automazione di processi ripetitivi, l’analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tuttavia, l’utilizzo dell’AI in azienda solleva anche alcune preoccupazioni etiche, che vanno affrontate in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani.

Secondo uno studio del World Economic Forum, entro il 2025 circa il 50% delle attività lavorative saranno automatizzate o ottimizzate attraverso l’AI, aprendo anche nuove opportunità di lavoro nel settore dell’AI. Inoltre, secondo un’indagine di McKinsey, le aziende che hanno già adottato l’AI hanno registrato un aumento del 20% della produttività e un aumento del 40% dei margini di profitto.

Inoltre, secondo un’indagine di PwC, il 70% delle aziende prevede di investire in AI entro il 2022, con un aumento dell’investimento medio del 38% rispetto al 2021. Questo dimostra come l’AI stia diventando sempre più importante per le aziende di tutto il mondo.

 

In definitiva, l’AI può offrire numerosi vantaggi per le aziende, ma è importante che venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti umani, tenendo presenti le considerazioni etiche che essa solleva

Archiviato in:Blog Contrassegnato con: analisi dei dati, assistente virtuale, automazione di processi, categorie di intelligenza artificiale, chat GPT, COVID-19, Disoccupazione, etica, Finanza, intelligenza artificiale, intelligenza artificiale debole, intelligenza artificiale generalizzata, intelligenza artificiale superintelligente, Invenicement, Matrix, problem solving, riconoscimento delle parole e delle immagini, rischi e sfide dell'intelligenza artificiale, sicurezza dei dati, simulazione, Siri, supporto decisionale, tecnologia delle trasformazioni

Vita e bugie del Reddito di Cittadinanza

Novembre 15, 2021 by Umberto De Ambrosi Lascia un commento

Intenzioni e requisiti

Il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, è stato immesso nel contratto di governo a partire dal 18 maggio 2018. Si tratta di una politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale tramite un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari. Finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale, le intenzioni del RdC sarebbero nobilissime. Casomai è il mezzo con il quale è erogata questa politica ad essere inefficiente traducendo il tutto in un (altro) spreco. Vediamo nel proseguo dell’articolo il perché.

Requisiti economico-patrimoniali

Per poter accedere al RdC sono previsti alcuni requisiti economico-patrimoniali: Isee sotto un determinato valore, patrimonio mobiliare e immobiliare limitato, divieto di possedere alcuni beni e un reddito familiare inferiore a 6mila euro (per un nucleo composto da un single) e non superiore a 12.600 euro per i nuclei con più componenti.

Requisiti Reddito di Cittadinanza in breve…

Come si spende il RdC?

Il Reddito di Cittadinanza viene erogato tramite una PostePay (non distinguibile dalle altre per questioni di privacy) ed è possibile pagare beni, prelevare contanti (con un tetto di 100€ al mese) ed effettuare bonifici per il pagamento di mutui o affitti. L’ammontare non speso alla fine del mese è sottratto nella mensilità successiva.

Chi paga il RdC?

A differenza dei sussidi ai poveri arrivati agli italiani Illo tempore grazie al piano Marshall, non si tratta più di soldi provenienti dall’estero e nemmeno di contributi dell’Unione europea: le fonti del Reddito di Cittadinanza sono denaro proveniente dalle casse erariali dello stato. In buona sostanza, non avendo lo stato italiano un avanzo di gestione, si tratta di denaro che viene ottenuto grazie alla vendita di titoli pubblici (BOT e BTP). Per il suo finanziamento il Reddito di Cittadinanza attinge anche da imposte dirette (Irpef, Ires), e indirette come l’IVA. Una parte di questi soldi, quindi, verrà restituita agli italiani più poveri non solo per garantire condizioni socialmente dignitose, ma anche con la speranza che questi li spendano, rimettendo in circolo ciò che è stato loro dato (e, con esso, l’economia nazionale).   

Da questo punto di vista, il reddito di cittadinanza funge da strumento di redistribuzione del reddito non solo per garantire condizioni socialmente dignitose, ma anche come stimolo del mercato interno per l’economia nazionale.

Impatto del volano Keynesiano

La visione keynesiana e interventista dell’economia, sta spingendo molti leader politici ad approfondire il ruolo dell’intervento pubblico, in particolare degli investimenti infrastrutturali come strumento per combattere la stagflazione. Questo ha ridato forza alle tesi di molti economisti circa la possibilità di poter uscire dalla crisi per mezzo delle politiche cosiddette ‘’keynesiane’’, figlie di uno degli economisti più in vista del ‘900.

Ma cosa sostengono le politiche keynesiane?

Keynes, padre della macroeconomia, ha spostato l’attenzione dell’economia dalla produzione di beni alla domanda aggregata, osservando come in talune circostanze quest’ultima sia insufficiente a garantire la piena occupazione.

Questi aveva sostenuto che 1 sterlina data all’impresa si moltiplica sull’economia nazionale: l’azienda che può disporre di maggiori entrate tende a investire (la propria vocazione è infatti aumentare il proprio business) e ad assumere altre persone. Il che significa più stipendi pagati e più lavoratori disposti a spendere per i propri bisogni familiari. La maggiore spesa si risolve anche in un aumento delle entrate fiscali per lo Stato, grazie alle imposte dirette e indirette. È celebre un suo annuncio alla radio nel ’31: << Oh, massaie che avete amor di patria, uscite domani di buon’ora per strada e andate alle magnifiche svendite, e abbiate il piacere aggiunto di sapere che state aumentando l’occupazione e contribuendo alla ricchezza del paese>>.

Conseguenze delle politiche di interventismo statale

Nel breve periodo, l’erogazione di un reddito di cittadinanza potrebbe avere un impatto positivo su produzione e occupazione, sebbene più contenuto rispetto ad un investimento pubblico in infrastrutture.

Nel lungo periodo, invece, una volta esauritisi gli effetti di breve termine delle politiche, per ripristinare gli effetti positivi dell’assistenzialismo, sarebbe necessario sostenere un investimento di consistenza ancor maggiore del precedente, con conseguente aggravamento del deficit di bilancio e, in prospettiva, con un notevole aumento del debito.


Analisi tecnica del Reddito di Cittadinanza

Secondo uno studio promosso dall’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica, per valutare il Reddito di Cittadinanza bisogna approfondirne due aspetti: la valutazione della soglia di povertà e il trade-off con il lavoro.

Valutazione della soglia di povertà

Per effettuare il confronto, lo studio analizza tutti i paesi dell’Unione Europea e confronta l’Italia con tutti gli altri 27 paesi (Regno Unito compreso). 

La soglia individuata dal disegno di legge corrisponde a quella di povertà che era stata prevista per il 2014, così come definita da Eurostat, pari a 780€ mensili per una persona singola (con i dati 2016, questa si è alzata a 812€). Nel disegno di legge si prevede che tutte le persone che percepiscono un reddito netto inferiore a tale soglia raggiungano attraverso un trasferimento dallo stato un reddito di 780€. Quindi, se una persona dichiara un reddito di 400€, altri 380€ gli verrebbero versati dallo Stato.

Spiegazione attraverso il grafico del rapporto tra soglia di povertà e reddito minimo garantito in ogni paese EU

In nessun paese UE esiste un trattamento simile. L’Italia sarebbe l’unico paese in cui il reddito garantito sarebbe uguale alla soglia di povertà ed è qui che fuoriesce il concetto di trade- off con il lavoro approfondito nel prossimo paragrafo.

Grafico che evidenzia il rapporto tra reddito minimo e reedito medio pro-capite

Trade-off con il lavoro

Oltre a un livello di sussidio relativamente elevato, il rischio di un effetto perverso sull’offerta di lavoro proviene anche dal minore collegamento previsto tra il beneficio e la partecipazione in programmi di attivazione e/o accettazione dell’offerta di lavoro. Le previsioni parlavano di un milione in meno di disoccupati, ed è accaduto il contrario: chi prende questo sussidio smette di cercare lavoro. Prima del RdC, un’entrata seppur minima andava guadagnata, mentre ora la ricerca di un impiego è resa sconveniente dallo strumento.

La SVIMEZ, afferma che l’impatto del Reddito di Cittadinanza sul mercato del lavoro non solo è stato nullo, ma per certi versi negativo: “Con l’entrata in vigore del RdC ci si aspettava un aumento del tasso di partecipazione e del tasso di disoccupazione che nei cinque mesi trascorsi non c’è stato. Anzi, le persone in cerca di un’occupazione si sono ridotte di circa 2-300mila unità.”.

La trappola della povertà – Un esempio oltreoceano

L’Earned Income Tax Credit statunitense è un tipo di sussidio che aiuta i cosiddetti working poors, i quali ricevendo una quota di sussidio per le ore lavorate sono incoraggiate ad entrare nel mercato del lavoro e a ricevere un aiuto se e solo se il reddito non fosse sufficiente al nucleo familiare.

Il reddito di cittadinanza in Europa

In Europa, numerosi Paesi hanno da tempo introdotto forme di reddito minimo garantito al fine di assicurare condizioni di vita dignitose alla maggior parte dei cittadini. Tali trasferimenti hanno le stesse ambizioni del RdC ma sono attuati in modi diversi.

Germania

In Germania sono previste tre diverse misure in favore dei cittadini tedeschi, rifugiati politici e stranieri dei paesi Ue che hanno sottoscritto il Social Security Agreement. La durata di queste forme di sostegno è illimitata, ma ogni 6 mesi è previsto un controllo per verificare la permanenza dei requisiti richiesti per l’erogazione. Gli abili al lavoro devono seguire programmi di reinserimento lavorativo e accettare offerte lavorative congrue.

Danimarca

In Danimarca è adottato il modello dell’assistenza sociale che prevede il riconoscimento a chi ha compiuto 25 anni di 1.325 euro (l’aiuto per l’affitto è a parte) e 1.760 per chi ha figli. Gli abili al lavoro devono cercare un’occupazione e accettare offerte congrue alla loro formazione, in caso contrario il sostegno è sospeso. Il sussidio, chiamato ‘kontanthjælp’, è tassabile e in caso di assenza dal lavoro senza giustificati motivi è ridotto in base alle ore perse.

Francia

In Francia al Revenu de Solidarité Active ha diritto chi è residente da più di 5 anni e ha compiuto 25 anni o chi è più giovane purché con un figlio e 2 anni di lavoro curricolare. L’aiuto dura 3 mesi, è rinnovabile e cresce con l’aumentare del numero dei figli. Il beneficiario deve dimostrare di cercare un’occupazione e di partecipare a programmi di formazione. L’importo del beneficio diminuisce con l’aumentare del reddito da lavoro.

Inghilterra

Nel Regno Unito il reddito minimo è garantito solo previa verifica del reddito dei richiedenti. L’Income Support è previsto per aiutare chi non ha un lavoro full time e vive sotto la soglia di povertà. Se permangono le condizioni di indigenza è illimitato anche se varia in base all’età, alla composizione della famiglia, alla presenza di eventuali disabilità e alle risorse a disposizione dei beneficiari. Per gli iscritti nelle liste di disoccupazione è previsto un aiuto specifico purché il candidato si rechi ogni due settimane in un Jobcenter e dimostri che sta cercando attivamente un impiego. Lo Stato aiuta anche chi deve pagare l’affitto e ha figli. L’income support parte da 57,90 sterline a settimana e può arrivare sino a 114,85 sterline a settimana.

Due anni di RdC (in numeri).

Grafico dei nuclei percettori del reddito di cittadinanza negli ultimi 2 anni

I nuclei familiari che percepiscono il Reddito di Cittadinanza a marzo 2021 sono 1,04 milioni, per un importo medio di €584.

Chi sono i beneficiari

A marzo 2021 a prendere il Reddito di Cittadinanza erano 887mila nuclei familiari di cittadini italiani, 46.780 di cittadini europei e 98.900 di cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno. I primi prendono un importo medio di 595 euro, i secondi di 563 euro e i terzi di 502 euro.

La maggioranza relativa dei nuclei familiari (479mila) che prende Reddito o Pensione di Cittadinanza è in realtà costituita da una singola persona. Hanno due componenti 220mila nuclei, tre componenti 186mila, quattro componenti 150mila, cinque componenti 66mila e sei o più componenti 30mila. Circa un terzo dei nuclei ha almeno un minore e l’importo nelle famiglie con minori è mediamente pari a 670 euro contro i 501 euro delle famiglie senza minori.

La distribuzione geografica

La popolazione coinvolta dalle due misure è molto variabile a livello regionale. Il massimo lo si ha in Campania con l’11,7% della popolazione coinvolta, mentre il minimo in Trentino Alto Adige con lo 0,6%. Complessivamente il RdC e la PdC coinvolgono l’1,6% della popolazione nel Nord, il 2,9% nel Centro e il 9,0% nel Sud. L’importo medio è pari a 589 euro al Sud, a 518 euro al Centro e a 488 al Nord. Il Trentino Alto Adige con 395 euro è quella con l’importo medio minore e la Campania con 625 euro quella con l’importo maggiore.

Mappa che evidenza la percentuale della popolazione coinvolta da Reddito o Pensione di Cittadinanza

I navigator

La parola “navigator” entrò nel dibattito pubblico alla fine del 2018, quando Luigi Di Maio ne parlò durante una trasmissione televisiva. Di Maio spiegò che i navigator sarebbero stati dei “facilitatori”, assunti per lavorare nei Centri per l’impiego con il compito di aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro. Dopo un’articolata selezione, ne furono assunti 2.978.

Secondo un comunicato stampa rilasciato dall’Anpal nel 2020 erano circa 196 mila i percettori di reddito di cittadinanza che avevano trovato lavoro, su una platea di 1 milione e 49 mila persone: il 19 per cento. Un risultato un po’ deludente a fronte della spesa sostenuta.

Ad oggi, tuttavia, nella legge di bilancio non è stato previsto il loro rinnovo del contratto. Al loro posto vi saranno agenzie per il lavoro iscritte all’Albo.

Scritto da De Ambrosi Umberto

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