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Invenicement

Il primo business club della prima business school d'Italia

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Tommaso Trabona

Posizioni aperte

Giugno 27, 2022 by Tommaso Trabona Lascia un commento

Invenicement Ca’ Foscari è alla ricerca di nuove persone per l’anno 2022 – 2023!

Stiamo cercando studenti e studentesse di Ca’ Foscari di triennale o di magistrale da inserire nel team organizzativo di Invenicement. Abbiamo bisogno di persone motivate a lavorare in team, che abbiano passione per i temi dell’associazione e un talento che possa far crescere Invenicement.

Ti offriamo la possibilità di guidare Invenicement insieme ad un team di ragazzi e ragazze con la tua stessa motivazione. Tutto quello che chiediamo è intraprendenza e un po’ di tempo libero da investire in un’attività extracurricolare unica.

Posizioni aperte

DESCRIZIONI POSIZIONI INVENICEMENT

TEAM COMUNICAZIONE 

Abbiamo bisogno di una figura da inserire nel nostro Communication Team. In particolare, sarà di supporto nella gestione dei nostri Social Network (Instagram, Facebook, Linkedln) collaborando e coordinandosi con il Team Communication Leader. Lavorerà a stretto contatto con i membri di altri Team per proporre e sviluppare campagne e concept creativi per sponsorizzare i nostri vari eventi. È preferibile che la figura possa recarsi periodicamente a Venezia.

Responsabilità principali:

· Gestione dei social network e i contatti con i soci tramite gli stessi; 

· Divulgare e chiarire notizie di carattere economico-finanziario-manageriale; 

· Pubblicizzare le attività del club nei canali dedicati, in sintonia con altri membri del team.

Competenze apprezzate:

· Buona abilità di scrittura e di sintesi; 

· Ottima capacità di organizzazione del tempo e rispetto delle scadenze; 

· Capacità di utilizzo di tutti i social network; 

· Flessibilità e bravura nel problem-solving;

· Creatività e intraprendenza; 

· Predisposizione al teamworking.

 TEAM EVENTI 

Abbiamo bisogno di più persone da inserire nel nostro Team Eventi che si occuperà di organizzare i prossimi eventi e workshop offerti da Invenicement agli studenti di Ca’ Foscari. I nostri eventi sono ciò che più ci contraddistingue e il nostro marchio di fabbrica, seguiamo ogni evento a cominciare dalla nascita del concetto per arrivare ad ogni aspetto della fase realizzativa.

Responsabilità principali:

· Organizzazione degli eventi, dall’idea fino alla realizzazione.

 Competenze apprezzate:

· Spiccate capacità di gestione, organizzazione (teamworking) e leadership;

· Forte interesse per le tematiche politico-economiche di attualità;

· Gestione dello stress, delle tempistiche e del problem-solving.

TEAM CONTENT EDITOR

Cerchiamo più figure da inserire nel team di Content Editor. I candidati dovranno mostrare interesse per l’attualità, buona capacità di scrittura e conoscenza della lingua inglese. I candidati inoltre aiuteranno nella progettazione e nella scrittura delle interviste per il nostro podcast: Invenicement Talks.

Competenze apprezzate:

· Una forte passione per l’economia e il suo studio, oltre che per le vicende d’attualità;
· Un forte interesse al dibattito;
· Fiducia nell’esprimere le proprie opinioni;
· Buona capacità di scrittura.

GRAPHIC DESIGNER

Cerchiamo una persona creativa e intraprendente che si dedichi all’implementazione di progetti grafici per Invenicement. La figura scelta supporterà il Team Comunicazione nella creazione di layout grafici in base al piano editoriale definito.

Responsabilità principali:

Riuscire ad essere flessibile e riuscire a consegnare in modo continuativo contenuti per il team comunicazione entro le scadenze concordate. La posizione prevede compenso.

Competenze richieste:

· Abilità nell’uso di software di grafica professionali;

· Competenza nelle attività di impaginazione e photo-editing;

· Creatività e talento artistico;

· Buone Doti organizzative;

· Flessibilità e resistenza allo stress.

TEAM HUMAN RESOURCES

Cerchiamo studenti da inserire nel team Human Resources, le cui attività principali da svolgere si dividono in :

· CRM, ovvero Club Relationship Management, dove i membri attivi si occuperanno di gestire le relazioni con i soci, di fornire le informazioni sugli eventi e sulle novità proposte dall’associazione;

· Partnership, ove si instaureranno e cureranno le relazioni con gli ospiti degli eventi appartenenti alle aziende e/o enti con cui Invenicement collaborerà nell’arco dell’anno accademico;

· Recruitment, chi ne farà parte sarà incaricato di ricercare nuovi soci da avvicinare alle iniziative di Invenicement e selezionare coloro che andranno a comporre il board successivo.

Competenze richieste:

· Precisione e rapidità;

· Gestione dello stress, delle tempistiche e problem-solving;

· Spiccate capacità di gestione e team-working;

· Ottime capacità relazionali.

FOR INTERNATIONAL STUDENTS :

Finally, after many requests, Invenicement is expanding and welcoming an international team!

These positions are for all you International students who have been waiting to be an active part of Invenicement.

We are looking for people that have an excellent level of English and who understand basic Italian. 

– Team Content Editor: 

The Content Editor team this year will present you with new projects. It won’t be only about writing articles.

This is why our ideal candidates should have:

• an unyielding passion for Economics and current political issues

•an interest in debates

•confidence to express their opinions

•great writing skills

– Team Communications: 

The communication team is looking for someone that can work in a team setting and respect deadlines.

The ideal candidate should have:

 •Good writing and synthesis skills;

•Excellent ability to organize time and respect deadlines;

•Confidence in the use of social networks (Facebook, LinkedIn, Instagram)

•Flexibility and skill in problem resolutions.

– Team Events: 

The Events Team organizes all the events and workshops offered by Invenicement to Ca’ Foscari students. Our events are what most distinguish us, and we follow each event starting from the initial proposal to the final implementation of the project.

The ideal candidate should have:

•Strong management, organization (teamworking), and leadership skills

•Strong interest in current political and economic issues

•Stress, timing, and problem-solving management

– Team Human Resources: 

For the HR team, we are looking for a precise, efficient person with excellent interpersonal skills. The main activities to be carried out are divided into:

– CRM, or Club Relationship Management, where active members will be responsible for managing relations with members, providing information on events and news proposed by the association.

– Partnerships, where relations with guests of events belonging to companies and / or entities with which Invenicement will collaborate during the academic year, will be established and managed

– Recruitment, who will be part of it, will be in charge of finding new members to approach the Invenicement initiatives and select those who will make up the next board.

Inviaci la tua candidatura: stiamo cercando persone come te!


COME CANDIDARSI: 

Per candidarsi è sufficiente inviare la candidatura – comprensiva di Curriculum Vitae – direttamente all’indirizzo info@invenicement.com con oggetto “Candidatura – [Posizione Desiderata]” e presentando anche i vostri dati personali e qualche riga di presentazione tramite una Cover Letter.

Per qualsiasi informazione sull’associazione o suoi ruoli offerti scrivici! Puoi contattarci su Facebook, Instagram sia mandando un’e-mail a: info@invenicement.com

Verrai contattato dopo la scadenza da uno dei nostri attuali Executives per fissare un incontro informativo (di persona o via Skype, a seconda della tua disponibilità) durante il quale potrai porci tutte le domande concernenti la nostra associazione. L’assegnazione definitiva dei ruoli sarà fatta insieme a tutto il gruppo di candidati che verranno selezionati.

To apply, simply send the application – including Curriculum Vitae – directly to info@invenicement.com with the subject “Application – [Desired Position]” and also submit your personal data and some presentation lines. For any information about the association or its offered roles, write to us! You can contact us on Facebook, Instagram or by sending an e-mail to: info@invenicement.com You will be contacted after the deadline by one of our current Executives to arrange an information meeting (in person or via Skype, depending on your availability) during which you can ask us any questions concerning our association. The definitive assignment of roles will be made together with the entire group of candidates that will be selected.

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Come iscriversi / How to join us (21/22)

Settembre 27, 2021 by Tommaso Trabona Lascia un commento

Riaprono le iscrizioni a Invenicement ETS dal giorno 27 settembre al 17 ottobre 2021!

L’importo è di 10,00 € per socio.

L’iscrizione può avvenire:

  • in presenza presso il nostro ufficio al primo piano di Palazzo Moro – Venezia, ogni: Martedì dalle ore 16.00 alle ore17.30

Giovedì dalle ore 14.30 alle ore 16.00.

(a partire dal 28 settembre fino al 14 ottobre).

  • Paypal al link https://www.paypal.me/invenicement2020 scrivendo nella parte “Aggiungi un messaggio” NomeCognome Matricola [dell’associante].
  • Bonifico bancario compilando le seguenti informazioni:
    • Importo: 10,00 €
    • Beneficiario: Invenicement ETS
    • Causale: Quota associativa Nome Cognome Matricola [dell’associante]

– IBAN: IT71O0533612147000040370225

Effettuato il bonifico, chiediamo gentilmente di inviare a info@invenicement.com la ricevuta di pagamento.

Il ritiro degli starter pack, se non incorreranno restrizioni dovute alla pandemia , sarà disponibile, a partire dal 28 settembre fino al19 ottobre, ogni:

Martedì dalle ore 16.00 alle ore 17.30 Giovedì dalle ore 14.30 alleore 16.00.

N.B. Anche i soci iscritti nell’anno passato (2020/21) che non hanno avuto occasione di ritirare lo starter pack a causa dellapandemia, lo potranno fare nelle suddette date.

N.B. coloro che effettuano il pagamento tramite bonifico o Paypal sono tenuti a scrivere il proprio NOME, COGNOME E NUMERO DI MATRICOLA. L’omissione di uno o più di questi elementi rende l’iscrizione non valida, dato che non ci consentel’identificazione, ed il pagamento sarà rifiutato.

Subscriptions to Invenicement ETS are now open again from 27 September to 17th of

October !

The subscription fee is 10€.

You can become a member in the following ways:

  • Coming in presence to our office, in the first floor of Palazzo Moro – Venice, every:

Tuesday from 16.00 to 17.30

Thursday from 14.30 to 16.00.

(from 28th of September till 14th of October).

  • Paypal at this link https://www.paypal.me/invenicement2020 writing your name,

surname and matriculation number under “Purpose of Payment”.

  • Bank transfer as per the following instructions:

– Amount: 10,00 €

  • Recipient: Invenicement ETS
    • Purpose: Subscription fee, your name, surname and matriculation number

– IBAN: IT71O0533612147000040370225

Once the payment has been carried out, please send us the payment receipt at info@invenicement.com.

The withdrawal of starter packs, if there are no restrictions due to the pandemic , will be available, from 28 September to 19 October, every:

Tuesday from 16.00 to 17.30

Thursday from 14.30 to 16.00

!! Even members registered in the past year (2020/21) who have not had the opportunity to withdraw the starter pack due to the pandemic, will be able to do so on the above dates.!! those paying by Paypal or bank transfer must specify their NAME, SURNAME, and MATRICULATION NUMBER. Theomission of any of those elements will invalidate your subscription, as we cannot identify you, and your payment will be refused

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Caffè con il manager- Paolo Cuniberti

Maggio 3, 2021 by Tommaso Trabona Lascia un commento

Giovedì scorso, 29 aprile, si è svolto il consueto appuntamento ‘’Caffè con il manager’’, incontro durante il quale i professionisti invitati riportano la loro esperienza lavorativa all’affamata platea dei soci Invenicement, sempre pronta ad assorbire qualsiasi consiglio valido per il futuro. Il team Eventi questa volta ha deciso di invitare un pezzo da novanta: Paolo Cuniberti, CEO di Habacus.

Il curriculum vitae di Paolo parla da solo. Uscito dalla Bocconi col massimo dei voti, vola a Londra ed entra da neo-laureato in J.P. Morgan, dove lavora per quasi vent’anni. Rimanendo nell’investment banking, ha ricoperto in seguito alti ruoli dirigenziali per MedioBanca, sempre nel Regno Unito. Dopo di che, Paolo decide di cambiare strada per la sua carriera. Come? Semplice; da uomo di finanza, dopo una vita lavorativa sempre attenta ai mercati, ha spostato la sua attenzione verso un’altra asset class: l’individuo (giovane). Nel 2017 fonda infatti Habacus, attraverso la quale si propone di favorire gli studenti nell’accesso all’alta formazione, erogando prestiti sostenibili (a tassi bassi e ammortizzabili sul lungo periodo) e certificando la performance accademica di questi ultimi. Ma in realtà, ci spiega Paolo chiacchierando, Habacus fa molto di più: crede nei progetti dei giovani, valida il loro potenziale e li aiuta ad esprimerlo. Per esempio, se sei una mente fresca e hai un’idea per una start-up, Habacus potrebbe assisterti nel tuo percorso, tramite fondi o consulenze. O ancora, se vuoi studiare all’estero o fuori sede, o vuoi frequentare un master che costa relativamente troppo, Paolo e il suo team potrebbero finanziare i tuoi spostamenti. Insomma, tutto ciò che riguarda la verticale dell’essere umano dai 18 ai 30 anni, stuzzica la curiosità del nostro ospite, che vede il giovane individuo come una risorsa nella quale investire. Un acceleratore di sogni, così sarebbe corretto definire il progetto Habacus. 

Ma Paolo Cuniberti non è venuto solo per raccontarci la sua storia, con essa ha voluto lasciarci la sua visione. Nel pensare al suo progetto, il nostro ospite è partito da alcuni presupposti che ci ha tenuto a specificare. Il primo: in Italia è pieno di ragazzi talentuosi e volenterosi, ma ‘sotto-finanziati’ e trascurati. Il secondo: sempre in Italia c’è una scarsissima cultura finanziaria e si tratta di un’ignoranza che pesa come un macigno sulla crescita e lo sviluppo, specie dei giovani. La gente non capisce che i sogni sono accessibili, basta farsi finanziare. Dal tono di Paolo si evince che per lui il tema è particolarmente sentito. Ci ha spiegato quanto sia assurdo che in un paese come l’Italia, in cui i privati sono super indebitati (spesso per acquistare beni deperibili -tipo automobili-, attingendo a capitali costosissimi), la cultura dei prestiti studenteschi sia così poco diffusa. Per Paolo l’investimento in capitale umano è sicuro e remunerativo. Ci sono alte probabilità che un giovane in pochi anni faccia fruttare i soldi ricevuti: farà i migliori studi, troverà un lavoro qualificato e con gratitudine rimborserà chi ha creduto in lui. Il tutto grazie ad un debito a basso costo e a lunga scadenza. O meglio ancora, con una borsa di studio, completamente gratis.

Ma Habacus crede anche in giovani progetti imprenditoriali, sicuramente più rischiosi ed alto tasso di fallimento, ma comunque coerenti con l’attitudine di Paolo, che ci confida di avere buona propensione al rischio e forte curiosità. Si tratta di due caratteristiche che lo hanno spinto ad investire in iniziative di vario genere negli anni, specie in start-up innovative. Tra l’altro, continua Paolo, c’è una forte correlazione tra formazione e innovazione imprenditoriale. Come pretendiamo che vi sia un florido mercato di imprese dinamiche senza aver formato ragazzi capaci di fondarle? Le start-up sono una derivata delle capacità e delle competenze acquisite dai laureati italiani: rientra tutto nella visione di Habacus. E poi in fondo, conclude Paolo, un giovane individuo è una sorta di start-up: ha fatto delle scelte, guarda al futuro e si fa un proprio business plan; non c’è poi tutta questa differenza. 

Nel proseguire della conversazione, l’ospite ha poi dispensato diversi consigli, interrogato dalle domande dei soci. Grazie alla sua esperienza (e ad acluni aneddoti divertenti) Paolo Cuniberti ci ha arricchito con alcuni suggerimenti per le nostre carriere future: abbiamo parlato di tirocini, curriculum, progetti, skills digitali e competenze trasversali (che bisogna saper distinguere da certe fregature vendute in giro).

Un filo conduttore di tutti gli interventi può essere riassunto in un termine: mobilità. Ovviamente serve studiare tanto, avere due o tre lauree, sapere l’inglese e le solite cose. Ma come distinguersi? Esperienze lavorative, di scambi, semestri all’estero, extra-curriculari o simili possono essere fondamentali. Paolo le ha chiamate esperienze laterali, e credo ci abbia convinto.

Si è trattato di un incontro altamente formativo e coinvolgente, ennesima bella opportunità per i soci Invenicement. Al di là dell’esperienza in sé, per uno studente italiano, spesso abbandonato nel contesto altamente incerto di oggi, sapere che qualcuno è pronto a valorizzarlo può essere fonte di motivazione e di consapevolezza. Il solo pensiero di valere un prestito può giustamente essere fonte d’orgoglio. Per tutto l’incontro Paolo ci ha trasmesso un messaggio positivo e per questo lo ringraziamo. Nel salutarci ci ha infine ricordato di credere sempre in noi stessi, perché là fuori c’è chi crede in noi. Aiutati che Habacus ti aiuta.

Archiviato in:Eventi fatti Contrassegnato con: habacus, investmentbanking, j.p.morgan, paolocuniberti

Coinbase approda al Nasdaq sull’onda dell’entusiasmo

Aprile 19, 2021 by Tommaso Trabona Lascia un commento

Coinbase Global Inc., una tra le più importanti piattaforme al mondo per il trading di criptovalute, ha esordito in borsa mercoledì scorso quotandosi al Nasdaq, tramite un’operazione di direct listing (alternativa al processo di IPO). Gli investitori hanno valutato Coinbase intorno agli 86 miliardi di dollari alla fine del primo giorno di contrattazione (valutazione su base ‘fully diluted shares’, ovvero comprensiva di stock options, convertible bonds e altri tipi di rewards sulle azioni). Il valore del titolo è oscillato fortemente nell’arco della giornata: dai 381$ in apertura, ad un assestamento finale intorno a 328$, comunque superiore del prezzo target di 250$ fissato il giorno precedente. La capitalizzazione di mercato alla campanella di chiusura si è aggirata sui 65.4 miliardi di dollari, valore che inserisce l’azienda tra le prime 150 ‘public company’ (quotate) degli Stati Uniti. Gli asset digitali sono sempre stati molto discussi e in un certo senso divisivi nel mondo della finanza. Per questo bisogna soffermarsi sul significato della quotazione, che per molti ha rappresentato una sorta di validazione istituzionale di Bitcoin e simili.

Coinbase nasce come start-up nel 2012 dall’idea di Brian Armstrong, ex ingegnere di AirBnb certificatosi multi-miliardario mercoledì (la sua frazione azionaria da sola vale 13 miliardi di dollari). La sua azienda si è formata nove anni fa sulla base di un’intuizione imprenditoriale visionaria ma semplice: creare una piattaforma di ‘exchange’ in cui gli investitori possano vendere e comprare cripto-valute. L’impresa suscitò fin da subito un discreto interesse in chi aveva intravisto possibilità di crescita nel mercato delle valute digitali. Diversi fondi di venture capital (tra i quali il fondo di Marc Andreessen- vecchia volpe-) finanziarono il progetto in prima battuta e da questi, già a fine 2013, Coinbase aveva raccolto più di 25 milioni di dollari. Negli anni successivi, l’andamento delle criptovalute (e Bitcoin in particolare) ha vissuto di singhiozzi e fiammate, attestandosi su un basso livello di credibilità presso gli apparati finanziari più istituzionali. Poi è arrivata la pandemia ed effettivamente qualcosa pare essere cambiato.

Nell’ultimo anno Bitcoin, per una serie di ragioni che non analizzeremo in questa sede, è stato oggetto di un trend rialzista. Rispetto a dodici mesi fa vale otto volte tanto (intorno ai 55mila dollari). Ovviamente le fortune dell’azienda sono inevitabilmente legate all’andamento delle valute digitali scambiate e dal loro volume di scambio. Non è difficile immaginare allora l’incremento mostruoso dei ricavi per la piattaforma nell’ultimo anno: 1,8 miliardi di fatturato solo nei primi tre mesi del 2021 (1.1 miliardi di EBITDA), nove volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo stime recenti Coinbase copre l’11% dell’intero mercato delle criptovalute, per un totale di 90 miliardi di asset alla fine dell’anno scorso e 56 milioni di utenti attivi ad oggi. L’azienda è riuscita di fatto a costruire una posizione dominante nel già ristretto oligopolio di ‘exchanges’ che gestiscono il settore. Come? Una discreta affidabilità, buoni rapporti con gli enti regolatori e ovviamente l’ampia offerta di valute digitali scambiabili. Coinbase non ha fatto altro che sfruttare la spinta frenetica degli ultimi mesi, decidendo così di quotarsi.

Le revenues dei primi 3 mesi del 2021 hanno già superato quelle di tutto l’anno scorso

Volendo rovinare un po’ la festa bisognerebbe ricordare alcuni fattori. Un primo elemento di dubbio è rappresentato dal modello di business della piattaforma. Sebbene infatti l’azienda offra alcuni servizi accessori, tra cui per esempio la custodia delle monete digitali per grossi clienti, il 96% dei ricavi netti a bilancio provengono dalle quote di transazione percentuali (intorno ai 50 punti base) applicate ad ogni singola operazione di compravendita. Di questi introiti, il 44% proviene dal trading di Bitcoin (ed altra buona parte da Ethereum, seconda moneta più scambiata). Insomma, se il mercato cresce notevolmente, come negli ultimi mesi, Coinbase vola. Ma se il mercato dovesse calare? L’obiettivo dichiarato del CEO Armstrong, come è normale che sia, è di rendere la redditività della piattaforma sostenibile sul lungo periodo. Per riuscire nell’obiettivo la prima mossa dovrà essere quella di diversificare il business ed emanciparlo dalla sua dipendenza concentrata solo su alcune monete (fattore particolarmente rischioso se pensiamo alla volatilità del settore). Un altro elemento di rischio è l’inasprirsi della concorrenza. Abbiamo detto di come Coinbase benefici di un ottimo posizionamento di mercato (per altro sempre più difficile da raggiungere per i concorrenti più piccoli all’aumentare delle diverse criptovalute offerte). Ma pare che altre piattaforme di trading, visto il successo degli ultimi mesi, stiano aprendosi alle valute digitali. Tra tutte è emersa Robinhood, anch’essa molto diffusa tra gli investitori retail e chiacchierata recentemente per il caso GameStop, la quale ha dichiarato che presto comincerà ad ampliare la propria offerta di ‘cryptocurrency wallet’. Una mossa che dovrebbe ridurre il divario con Coinbase. 

In fine una riflessione sull’annosa ambizione di voler soppiantare il meccanismo finanziario corrente. I più fermi sostenitori di Bitcoin e simili continuano a propagandare le valute digitali come una tecnologia in procinto di cambiare il mondo e la quotazione di Coinbase è stata l’ennesima occasione per gridare vittoria. A calmare gli animi ci ha pensato Jerome Powell, governatore della Federal Reserve. Il suo commento è stato esattamente quello che ci si aspetterebbe da un banchiere centrale. Ha definito le criptovalute un ‘veicolo per la speculazione’ e le ha assimilate, con un parallelismo comune, all’oro. La comunanza tra un Bitcoin ed un lingotto starebbe nel fatto che entrambi non hanno nessuna valenza intrinseca (poiché inutili in qualsiasi processo industriale), ma ai quali gli umani attribuiscono comunque un valore (in quanto risorse scarse). Anche se per diventare come l’oro, le valute digitali dovrebbero prima di tutto stabilizzare il loro valore nel tempo. Lo sbarco in borsa di Coinbase certifica sicuramente un’apertura istituzionale di Wall Street alle criptovalute, considerate sempre di più come una nuova ‘asset class’ di investimento. Ma dato che i rischi sottostanti continuano ad essere sempre i soliti (volatilità, speculazione e contorni opachi del mercato), questa maggiore inclusione delle valute digitali nei comparti più tradizionali, dovrà essere progressivamente accompagnata da una maggiore regolamentazione.

Archiviato in:Blog Contrassegnato con: armstrong, bitcoin, coinbase, criptovalute, powell

La scommessa di Joe Biden

Marzo 22, 2021 by Tommaso Trabona Lascia un commento

‘The nine most terrifying words in the English language are: -‘I’m from the government and I’m here to help’-’’. Era l’agosto del 1986 quando Ronald Reagan pronunciava delle parole che oltre a segnare il passo dei tempi, riflettevano bene la posizione del presidente repubblicano riguardo a quello che dovrebbe essere (o meglio non essere) il ruolo dello stato nell’economia. Poco importa in questa sede specifica discutere il contesto politico degli anni Ottanta o valutare (a torto o a ragione, è un’altra storia) le argomentazioni a supporto di quel pensiero. Questo inizio aneddotico ci serve piuttosto a contestualizzare, per contrasto, l’operato dell’attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden. 

La ricetta di Reagan era chiara: deregolamentazione, tasse ridotte, spesa domestica contenuta e fiducia nel libero mercato. Molti aspetti di quella agenda avevano già cominciato ad essere seriamente discussi con l’esperienza presidenziale di Obama, successivamente alla crisi finanziaria del 2008.

Ma mai come oggi una visione politica di quel tipo sembra essere stata accantonata. Il messaggio in arrivo da Washington infatti, in seguito alla recente approvazione del nuovo stimolo fiscale da 1.9mila miliardi di dollari, -noto come American Rescue Plan-, sembra proprio dire: ‘Noi siamo del governo e sì, siamo qua per aiutare’.

Il piano, passato con scarna maggioranza in un Congresso profondamente diviso, mirerà a rilanciare l’economia statunitense nel post-pandemia e metterà a disposizione dei cittadini risorse dirette per rimarginare le ferite ancora aperte dalla crisi dell’ultimo anno. 

Tra le misure chiave sono previste: assegni diretti di 1400$ a chiunque abbia un reddito inferiore a 75000$, un’estensione dello schema federale a supporto della disoccupazione (principalmente sussidi), un aumento del credito d’imposta per i figli a carico (che punta a ridurre del 45% il numero di minorenni in condizioni di povertà) e infine spese più generiche per riaprire le scuole in sicurezza e aiutare le amministrazioni locali. 

Al di là dell’impatto che questa pioggia di denaro avrà (dibattito aperto) su inflazione, economia reale e mercati finanziari, la prospettiva è quella di iniettare fiducia in un sistema che già rivede verso l’alto le proprie previsioni di ripresa, anche grazie all’efficace distribuzione in corso del vaccino.

Volendo ritornare al nostro parallelismo iniziale, il mondo al quale il presidente repubblicano parlava trentacinque anni fa era senza dubbio profondamente diverso. Ma c’è un aspetto culturale su cui fino ad oggi si pensava che la provocazione di Reagan trovasse riscontro, ovvero l’avversione del popolo americano per l’interferenza pubblica nella vita privata dei cittadini (anche e forse soprattutto quando si parla di distribuire soldi). Ma pure questo scetticismo sembra essersi allentato proprio a causa dell’impatto della pandemia, che ha portato buona parte della cittadinanza a percepire la necessità di maggiore protezione da parte del governo centrale. Il Pew Research Centre Poll- un centro di ricerca- ha pubblicato uno studio, una decina di giorni fa, nel quale si evidenzia che oltre il 70% degli americani adulti sembra essere d’accordo con l’imminente misura di welfare. Un dato ancora più interessante indica che il 41% degli elettori repubblicani giudicherebbe giusto il nuovo piano, nonostante nemmeno un singolo senatore repubblicano abbia votato a favore per l’approvazione dello stesso. 

L’American Rescue Plan potrebbe quindi passare alla storia non solo perché le sue dimensioni lo rendono un esperimento fiscale senza precedenti, ma anche perché simbolo di un nuovo approccio politico, che si propone di costruire una rete sociale più solida e protettiva per le fasce in difficoltà della popolazione.

Ma come detto nel titolo si tratta di una scommessa. Il rischio principale, indicato da diversi tra economisti e politici, è che l’economia americana si surriscaldi troppo, proprio per l’eccessiva misura del pacchetto di stimoli. Sostanzialmente si teme un’inflazione galoppante nei prossimi mesi, prospettiva che i mercati stanno osservando con attenzione, come conferma la recente impennata nel rendimento decennale dei titoli di stato americani. La Federal Reserve ha comunque annunciato che ignorerà la crescita dei prezzi nel breve periodo, anche se questa dovesse eccedere il target del 2%: una sorta di compensazione per i precedenti periodi di inflazione sottoritmo. Lo stesso presidente della FED, Jerome Powell, ha recentemente giustificato quest’idea sostenendo che qualora l’economia dovesse surriscaldarsi eccessivamente, si tratterebbe solamente di un periodo temporaneo. La banca centrale continuerà dunque ad ampliare l’attivo del proprio bilancio, comprando asset (in gergo quantitative easing) e mantenendo ai minimi i tassi d’interesse, contemporaneamente ad un atteggiamento più flessibile verso l’inflazione nel breve termine.

Ricapitolando, dovesse avere ragione Biden, questo nuovo approccio potrebbe segnare una svolta epocale nel modo d’intendere la politica negli Stati Uniti: sostanziosi stimoli fiscali diventerebbero la via più diffusa per uscire dalle recessioni future e nel presente l’economia americana troverebbe la strada verso un nuovo sentiero di crescita, anche di lungo periodo. D’altra parte, lo scenario peggiore previsto dagli scettici, è che la Federal Reserve si troverà costretta a dover gettare dell’acqua fredda su un’economia eccessivamente surriscaldata, alzando i tassi per calmierare la crescita dei prezzi. Si tratterebbe di un autentico disastro: eccessivo indebitamento (ad un costo più alto) e un serio danno di immagine, che ridurrebbe la fiducia nelle istituzioni centrali e nella loro capacità di attuare efficaci politiche economiche (il che significherebbe anche rimettersi al pensiero di Reaganiano).

Ad ogni modo questa scommessa è vista da molti come una soluzione necessaria e complessivamente migliore dell’inattività; detto ciò, nessuno dovrebbe mettere in dubbio i rischi legati alla sua grandezza.

Archiviato in:Uncategorized Contrassegnato con: Biden, covid, Inflazione, stimolofiscale

Green Economy: la versione di Bill Gates

Febbraio 22, 2021 by Tommaso Trabona Lascia un commento

Nella settimana in cui Bill Gates ha annunciato l’uscita del suo nuovo libro, – ‘How to avoid a climate disaster’-, il dibattito sul tema del cambiamento climatico torna ad essere più che mai centrale, nelle sue diverse declinazioni. 

Il magnate e filantropo americano, in quello che lui stesso ha definito come il suo ‘Green Manifesto’, promette di esporre una rassegna di soluzioni concrete che possano, in una prospettiva di lungo periodo, coniugare produttività (e innovazione) con la sostenibilità ambientale.

Sin dagli inizi degli anni duemila, attraverso la ‘Bill&Melissa Gates Foundation’, il co-fondatore di Microsoft ha impegnato buona parte della sua enorme fortuna nel cercare di combattere fame e povertà nei paesi a basso reddito. Garantire cibo, acqua e maggiori standard igienici a più persone possibili dunque. L’attività di beneficenza della fondazione non aveva come obiettivo primo, almeno in partenza, la tutela dell’ambiente. Ma le tematiche sono intrinsecamente legate e il passaggio è subito chiaro: si possono combattere malattie e miseria senza un’affidabile e continuativo approvvigionamento di elettricità (possibilmente pulita)? E come minimizzare l’impronta ecologica di questo sforzo? Domande complicate a dir poco. Ampi spazi per lo scetticismo, non per Gates.

Sebbene i suoi ragionamenti abbiano preso forma da questo suo background filantropico, egli prova ad affrontare il problema a trecentosessanta gradi, rivolgendosi al mondo del business (dei paesi ‘ricchi’ e non) che meglio di chiunque altro conosce: le società, con la loro intensa attività di ricerca, devono essere leader e riferimenti reali nella lotta al cambiamento climatico. Amministratori coraggiosi e investitori meno affamati di rendimenti stellari, o quantomeno più pazienti. Chi si sporca le mani si metta in prima linea per la causa. Superare l’ormai nauseante scontro ideologico tra sostenitori e detrattori di Greta, questa l’idea di fondo. 

(*Nota a margine: Mario Draghi, nel suo discorso di insediamento al Senato, ha parlato dell’argomento in modo serio alla dormiente platea italiana. Magari qualcosa viene recepito, spesso nella penisola ci si interfaccia al tema come se si stesse parlando di guerre stellari o peggio, di calcio).

In che senso innovare?

Ma torniamo a noi. In che senso innovare? Gates non è certo un ragazzino, e per questo libero da alcune ingenuità che spesso frenano la riflessione concreta sul tema. Supportare la causa con numeri e dati prima di tutto. Egli è perfettamente conscio che il primo elemento di difficoltà è il costo. E’ in primo luogo qui che la ricerca e gli sforzi collettivi devono concentrarsi: accelerare il processo tecnologico per ridurre i prezzi e aumentare la fruibilità delle fonti rinnovabili.

Un parametro utile per stimare lo stato di avanzamento dei lavori è quello che chiama Green Premiums: dei valori che sintetizzano la differenza di costo tra le risorse che garantiscono energia pulita e quelle ad un maggiore impatto ambientale (cioè i combustibili fossili- petrolio, carbone e gas naturale-). Sostanzialmente una misura quantificabile di quanto costerà raggiungere emissioni zero in ognuno dei principali settori economici in cui i combustibili fossili sono fortemente coinvolti, tra tutti: la produzione di elettricità, la manifattura, l’agricoltura e i trasporti. Fino a quando questo gap non sarà ridotto, molti sforzi potrebbero sembrare (vuota) retorica. 

Come possono attivarsi le imprese?

Lo stesso Bill Gates ha individuato quattro punti fondamentali, che sebbene non possano essere appannaggio di qualsiasi azienda indistintamente, costituiscono comunque un riferimento per agire. Non domani, oggi. 

Il primo è la mobilitazione dei capitali per ridurre i Green Premiums, investire sostanzialmente. Ci sono dei settori che richiederanno una fatica maggiore e nei quali bisognerà non solo trasformare, ma inventare ex-novo: l’acciaio a basso tenore di carbonio o ai combustibili per le navi cargo e per l’aviazione costituiscono gli esempi più noti. Maggiore è l’incertezza, maggiori sono le insidie. Lo sforzo economico deve avvenire a livello sistemico, ovvero collettivo, e i rischi verrebbero così condivisi e quindi mitigati. Impegnare i mezzi finanziari per far uscire la ricerca dal laboratorio e farla arrivare in azienda sia con operazioni collegate al core del proprio business, sia patrocinando il lavoro di altri giovani imprenditori impegnati nella causa, favorendo di conseguenza network e collaborazioni.

Secondo aspetto: i prodotti che comprano le aziende. E qui ci sono un paio di recenti casi positivi. Attraverso l’Hybrit Project, diverse compagnie produttrici d’acciaio hanno cominciato a introdurre idrogeno pulito come fonte nel loro metodo produttivo. Inoltre, molte utilities stanno comprando soluzioni di lungo periodo per immagazzinare in modo pulito energia elettrica, come ha fatto la Great River Energy. 

Qualcosa invece più alla portata di piccole attività: qualora un’impresa possedesse una flotta di furgoni, ad esempio, potrebbe avere un impatto facendo sì che questi siano elettrici. Ovviamente Gates non vuole prendere in giro nessuno e sa benissimo che ciò non ridurrebbe significativamente l’impronta ecologica di per sé. Ma si tratta, con esempi come questo, di dare segnali al mercato. Spingendo la domanda si permette alla produzione di scalare e successivamente ritrovare un mercato a prezzi calmierati e conseguentemente più accessibili.

Terzo punto. Chi può permetterselo investa in Ricerca e Sviluppo. Qui Gates porta l’esempio di Impossibile Foods, un’azienda in cui lui stesso ha investito e produttrice di sostituti per la carne a base vegetale. Nel 2020 la stessa ha annunciato il raddoppio del budget in R&D, assicurando più avanti prezzi inferiori per i loro hamburger alternativi, così da competere con il mercato tradizionale, per il momento ancora imprendibile. (Conosciamo l’impatto dell’industria agroalimentare e degli allevamenti sull’ambiente). 

L’ultima iniziativa suggerita è che le imprese partecipino attivamente alla formazione delle politiche pubbliche e collaborino al fianco dei governi. 

E’ chiaro che impiegare uno slot di lobbying per convincere un politico della necessità di investimenti pubblici nella ricerca o discutendo di sofisticati incentivi per l’innovazione, potrebbe sembrare secondario rispetto ad altre questioni più urgenti, soprattutto in un periodo come questo. Non lo è, assicura Gates. I coraggiosi saranno ricompensati.

E il pubblico?

Quest’ultimo punto ci ricorda il ruolo fondamentale che gli stessi governi devono e dovranno sempre di più avere in questa sfida epocale. C’è la necessità che questi aumentino sensibilmente la spesa per la ricerca. Addirittura quintupicarla in US nel breve periodo (ci dice sempre il magnate di Seattle) sarebbe un segnale importante da parte del governo federale. L’esborso si avvicinerebbe a quello che lo stesso spende per la ricerca nella salute e porterebbe gli operatori anche privati a disporre di strumenti più seri per affrontare il problema. Inoltre il pubblico, nelle sue diverse declinazioni, compra beni e servizi per miliardi di dollari ed è principale cliente in settori difficili da de-carbonizzare come cemento e acciaio. Qui allora sopravviene la necessità se non addirittura l’obbligo, che questi ingenti acquisti sostengano la domanda di prodotti sostenibili, guidando così in prima linea la transizione.

Gates è convinto che tutti al mondo vogliano fare qualcosa a riguardo e sente che forse un vero cambiamento, anche in prospettiva post-pandemica, potrebbe arrivare veramente. Non come manna dal cielo, ma superando ideologie e speculazione, coinvolgendo chiunque possa avere veramente un ruolo attivo.

Molto dipenderà anche e soprattutto dallo sforzo del mondo produttivo che forse, per la prima volta dopo decenni, dispone di strumenti operativi concreti per aumentare la propria sostenibilità ambientale, grazie anche a lavori come il nuovo Manifesto Verde di Bill Gates.

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